(L. Valdiserri) Non lo dirà mai in pubblico, perché non vuole dare né l’immagine del perdente né quella di chi fa come la volpe con l’uva. Però Rudi Garcia non vede nero per la sconfitta contro l’Inter (0-2) nella gara della Guinness Cup che ha chiuso gli impegni della tournée americana. Tutt’altro.
Perché si era accorto che intorno alla squadra c’era troppo entusiasmo, come se lo scudetto fosse già vinto.
Perché quando si crede di essere bravi – anzi «troppo bravi», come ha ripetuto più volte ai suoi giocatori – si perde quella concentrazione assoluta che serve per vincere le partite, proprio come ha fatto l’Inter di Mazzarri sabato sera.
Perché la tournée americana era dovuta alla proprietà, ai bilanci e all’immagine del club ma la Roma non deve essere pronta adesso, semmai il 30 agosto (Roma-Fiorentina) e ancor di più a metà settembre, dopo la sosta per le nazionali, quando insieme alla seconda giornata di serie A (trasferta a Empoli) arriverà anche il primo impegno in Champions League (16 o 17 settembre).Con il secondo posto in campionato, nella stagione scorsa, la Roma si è guadagnata il diritto di lavorare con più calma, al contrario di Napoli e Inter che saranno impegnate nei preliminari di Champions e Europa League.
Poiché Garcia conosce i suoi polli, nel dopogara ha parlato a uso e consumo dei critici:«Potevamo fare meglio, soprattutto nel girare la palla più velocemente. Abbiamo fatto troppi tocchi, il nostro gioco era facile da leggere. L’Inter era ben organizzata e non abbiamo mai avuto la possibilità di metterla fuori posizione. Senza energia e cambi di ritmo è difficile mettere in difficoltà l’avversario. Può essere un avvertimento. È vero che era un’amichevole, ma in una competizione vera non dobbiamo fare una partita come questa. Dimostra che la strada è ancora lunga per essere pronti come voglio io e come vogliono tutti».
Garcia ha ripetuto ai giocatori che il segreto dello scorso anno è stato il gruppo, ma non ha fatto processi. Aspetta Maicon, Torosidis, Gervinho e De Sanctis, che ha chiarito la sua tournée da spettatore: «Salvo imprevisti dell’ultima ora sarò a disposizione il 30 agosto. Da quel giorno si ricomincerà a fare sul serio».
Il mercato continua a essere un elemento «di disturbo» – tra previsioni catastrofiche sui conti e processi sommari a giocatori come Destro o Ljajic che possono solo migliorare – ma anche in questo caso Garcia preferisce ascoltare che parlare. A Sabatini ha detto che a lui la Roma sta bene così. Se qualcuno non è convinto, la porta è aperta. Chi crede nel lavoro iniziato un anno fa è il benvenuto.