(A. Catapano) Che ruolo hanno avuto nell’agguato di Tor di Quinto? E quando esattamente sono scomparsi dalla scena? Le risposte a queste domande determineranno il destino dei quattro complici di Daniele De Santis, tutti ultrà romanisti, se e quali reati abbiano commesso in quel maledetto pomeriggio del 3 maggio, in cui furono feriti i tre tifosi del Napoli Alfonso e Ciro Esposito, poi deceduto dopo 52 giorni di agonia, e Gennaro Fioretti. Intanto, da un paio di settimane — ma la conferma della Procura di Roma è arrivata solo ieri — i quattro sono denunciati a piede libero, indagati per concorso in omicidio volontario e in attesa di essere interrogati.
CERTEZZE E DUBBI Un’imputazione dovuta, ma ancora da dimostrare. Le uniche certezze in mano ai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, al momento, confermano che i quattro abbiano compartecipato con De Santis all’agguato al pullman fermo su via Tor di Quinto, col lancio di fumogeni e bombe carta, ma escludono con la stessa decisione che qualcun altro oltre a Gastone abbia sparato. Non è ancora chiaro, invece, se i quattro — tutti più giovani del 48enne De Santis, col quale condividono anche le simpatie politiche di estrema destra — si siano dati alla fuga qualche istante prima che quello tirasse fuori la Benelli 7.65 e facesse fuoco, oppure, come ha raccontato l’ultima testimonianza raccolta dai pm, siano rimasti sulla scena il tempo per assistere agli spari e se uno di loro abbia addirittura incitato Gastone, gridandogli «Daje, spara!».Le abitazioni dei quattro indagati sono state perquisite dalla Digos. Nei cellulari e nei computer sequestrati (oltre a quattro caschi neri, presumibilmente gli stessi che indossavano il 3 maggio) i pm cercano di trovare gli elementi che confermino il rapporto dei quattro con De Santis e la loro partecipazione alla premeditazione dell’agguato.
REAZIONI «Il lavoro della Procura continua per far emergere tutti gli aspetti di questa tragica vicenda, ma noi attendiamo di conoscere il ruolo ed i singoli contributi causali forniti dai quattro nuovi indagati», hanno dichiarato gli avvocati Sergio Pisani e Damiano De Rosa, legali della famiglia di Ciro Esposito. Mentre Daniele De Santis, l’unico indagato per l’omicidio volontario del 29enne di Scampia, resta piantonato in una struttura ospedaliera fuori Roma, ancora in gravi condizioni per le ferite riportate dopo il violento pestaggio subito successivamente alla sparatoria dagli ultrà napoletani. «Ha rischiato di perdere una gamba e lotta ancora con un’infezione — racconta uno dei suoi legali, l’avvocato Michele D’Urso —. E le sue condizioni non ci hanno ancora permesso un vero colloquio difensivo». Bisognerà aspettare il mese di settembre per avere nuovi sviluppi dall’indagine sui fatti di Tor di Quinto, decisivi saranno i risultati delle perizie effettuate sulla pistola e gli altri oggetti rinvenuti sulla scena. Nel frattempo, sarà cominciato il prossimo campionato, con tutti i rischi di ordine pubblico connessi. I genitori di Ciro Esposito continuano a chiedere giustizia, non vendette. «Violenti, pensate bene a cosa fate», l’appello lanciato ieri da Antonella Leardi al termine dei funerali di Mariano Bottardi, il pensionato di 75 anni ucciso per errore da due rapinatori a Portici.