(V.Piccioni) – Lo slalom di Carlo Tavecchio fra cambiali o presunte tali, potenziali conflitti di interessi, suoi e dei suoi grandi elettori, e ricucitura dei rapporti istituzionali è già cominciato. Prima ancora della frase razzista, il neopresidente della Federcalcio aveva immaginato un Ferragosto caldissimo. Lo sarà di più. Dalla scelta del c.t. all’alleggerimento delle sanzioni per i cori di discriminazione territoriale, passando per le società che bussano alla porta della responsabilità oggettiva da ridurre sempre di più, la strada del neopresidente è piena di trappole. Ma è anche nei rapporti con Coni e Governo che il nuovo capo del calcio italiano dovrà lavorare di ago e filo e forse non basterà perché più che riparare il vestito in questo caso bisognerà proprio rifarselo.
RICUCIRE CON PALAZZO CHIGI E pensare che a Palazzo Chigi la sua storia con il nuovo Governo era pure cominciata bene, con quel benvenuto pronunciato da Matteo Renzi in occasione del ricevimento della nazionale azzurra di calcio a 5 campione d’Europa. Tavecchio aveva piazzato un colpo da applausi, mettendosi la medaglia della prima visita «sportiva» con il nuovo premier. Poi a Palazzo Chigi c’era pure tornato, questa volta a fari spenti, costruendo metro su metro una corsia preferenziale con il sottosegretario Luca Lotti, l’ombra fidatissima di Renzi. Lotti più di Delrio, con cui il livello del feeling non è stato mai molto sopra lo zero anche perché il sottosegretario «vigilante» ha più volte fatto sua la richiesta di abolizione del vincolo fra i Dilettanti, uno dei cavalli di battaglia dell’Aic di Tommasi. Pure su questo però Tavecchio aveva costruito un compromesso, l’impegno per un «progressivo superamento del vincolo» tale da contenere la polemica. Ora, però, tutto questo è preistoria. Dopo la frase su Opti Pobà, l’intero Pd, renziani inclusi e addirittura in prima linea, ha chiesto che Tavecchio facesse un passo indietro. Renzi lo ha indirettamente scaricato senza fare invasione di campo: «Se parlassi Juve, Roma e Napoli non giocherebbero la Champions». Insomma, ritrovare la strada di palazzo Chigi per aprire il cahiers de doleances fatto di impianti, scuola, sgravi fiscali e riforma della legge 91, non sarà facilissimo.
IL RAPPORTO CON IL CONI Diverso è il discorso con Malagò. Non è un mistero che per il presidente del Coni alla fine la soluzione «passo indietro» sarebbe stata la migliore. Ma il cambio di governance e alcuni nomi della «squadra» potrebbero rappresentare i pontieri giusti per voltare pagina. Potrebbero, appunto. Anche qui però le nuvole non se ne sono andate, ce n’è una che è nera nera: i soldi dei contributi Coni. A settembre, i parametri che ispireranno la nuova distribuzione diventeranno cifre e verrà fuori ciò che molti già immaginano: dei 62 milioni al calcio ne resterebbero la metà. Sarà scontro?
LE CURVE CHIUSE Ma la seconda iconcina (la prima è il c.t.) su cui Tavecchio dovrà fare clic si chiama «sanzioni per i cori di discriminazione territoriale». Quelli che hanno portato alla chiusura di diverse curve nell’ultima stagione. Fosse per i club, la responsabilità oggettiva farebbe una brutta fine. Ma ora per Tavecchio e il suo primo consiglio federale, come non rischiare che l’alleggerimento delle sanzioni sia letto come un cedimento? In questi giorni, comunque, Tavecchio è stato oggettivamente aiutato dal Decreto Alfano, che allargando il daspo anche agli striscioni razzisti, ha escluso però il capitolo «discriminazione territoriale».
CALCIOPOLI Poi c’è l’infinita storia di calciopoli. Qui a venire in soccorso a Tavecchio c’è Santa Cassazione. Abete aveva dato incarico ai legali della Federcalcio di studiare l’argomento dei risarcimenti da chiedere ai soggetti indicati dalla sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Risposta dei consulenti: si può procedere subito per chi non ha fatto ricorso in terzo grado, per gli altri se ne riparla dopo la Cassazione. Fra questi, Claudio Lotito (la sentenza ha dichiarato il suo reato estinto per prescrizione, lasciando in ballo però il diritto al risarcimento di alcune parti civili, fra cui la Figc) . E’ chiaro che sarebbe un po’ faticoso per la Federcalcio tavecchiana fare causa al protagonista numero uno della sua campagna elettorale vincente, forse al suo vicepresidente. Inoltre, un eventuale contenzioso con la Figc potrebbe mettere in dubbio pure la stessa permanenza in consiglio federale di Lotito. In ogni caso, bisogna aspettare la Cassazione, quindi la prima metà del 2015. Tuttavia il problema non è solo Lotito, ma anche Moggi. Sussiste ancora un rapporto fra Tavecchio e il personaggio più condannato della storia di calciopoli, sportivamente e penalmente (anche se manca la Cassazione)? Non è tanto lo scherzo del finto Moggi e della «Zanzara» a provocare questa domanda, in quel caso Tavecchio sembrava non vedesse l’ora di mettere giù. Ma il legame con Moggi, messo in evidenza dalle intercettazioni che pure furono giudicate non rilevanti nell’inchiesta, potrebbe produrre imbarazzo nel caso in cui la Figc dovesse andare a bussare cassa all’ex d.g. juventino?