(A. Pugliese) Uno va e uno viene, anche se la cosa strana è che ieri pomeriggio si sono trovati ad allenarsi tutti e due insieme a Trigoria. Manolas già con il gruppo, Benatia da una parte, con la Roma in attesa della documentazione (poi arrivata) da parte del Bayern Monaco. L’epilogo della telenovela è questo, con un saluto abbastanza circostanziato di Mehdi alla squadra e a Garcia e l’entusiasmo di Kostantinos (ma tutti lo chiamano solo Kostas). «La Roma è una grande occasione, quello che cercavo — ha detto il difensore greco agli amici più cari —. Sono felice così, se Garcia vuole mi sento pronto anche per giocare già sabato contro la Fiorentina. Sono qui per vincere».
IN CAMPO – Già, perché il vero problema è che Manolas serve davvero come il pane, considerando anche che Castan è quasi out per il problema muscolare alla coscia e De Rossi ad Atene (nella difesa a 4) non ha convinto Garcia. Ecco perché la giornata di ieri di Manolas (che oggi verrà presentato alle 15 a Trigoria) è stata tutta una corsa, come se dovesse superare un ostacolo dietro l’altro. Lo sbarco a Fiumicino ieri mattina presto, le visite mediche e poi via a Trigoria, dove ha conosciuto Rudi Garcia, i dirigenti, la struttura e firmato il contratto.Manolas ha scelto la maglia numero 44, si è legato alla Roma fino al 2019 e guadagnerà circa 1,5 milioni a stagione (bonus compresi), esattamente il doppio di quanto percepiva all’Olympiacos (750mila euro). Ai greci andranno invece 13 milioni più 2 di bonus. «Kostas è un buon giocatore, giovane, rapido e veloce — dice a Tmw Giorgios Karagounis, che con lui ha condiviso l’avventura del Mondiale brasiliano —. Difende bene, per la Roma è un ottimo colpo e per lui un passo in avanti». Se lo augura anche la Roma, che a conti fatti l’ha soffiato all’Arsenal, dove fino ad una settimana fa davano praticamente per fatto il suo arrivo.
CHI E’ – Kostas è nato a Naxos, in mezzo al mar Egeo, la più grande delle isole Cicladi. Sarà anche per questo che sa navigare nel mare in tempesta, nonostante sia un ragazzo riservato, di poche parole, a volte quasi timido. Non in campo, però, dove respinge tutto quello che c’è da respingere, tanto che in Grecia qualcuno lo ha soprannominato «il Muro» (soprannome che a Roma evoca grandi ricordi, legati a Walter Samuel, «The Wall»). Cresciuto nel Pannaxiakos, la squadra di Naxos, passato sei mesi per il Thrasyvoulos, giovanissimo è entrato nell’Aek, per lasciarlo nel 2012, dopo i guai economici della squadra di Atene. Ad insegnargli un po’ tutto, però, è stato zio Stelios, fratello del papà, uno con più di 700 partite con lo stesso Aek e 70 presenze con la Nazionale ellenica. Ruolo? Difensore centrale anche lui, come se fosse nel destino di Kostas.
L’ADDIO DI MEHDI – Mentre Manolas conosceva i suoi nuovi compagni, Benatia era ai saluti finali. Freddi, senza emozione, quasi obbligati. Con i compagni e con Rudi Garcia, che con Mehdi ha avuto sempre un ottimo rapporto e per lui si era speso anche pubblicamente, mettendoci la faccia («Vedrete, resterà alla Roma. Mi diverto ogni volta a leggere che andrà via»). Più o meno le stesse cose che disse Pallotta in America. La frattura con il management era però impossibile da ricomporre, tanto che Benatia ieri è andato via da Trigoria senza neanche salutare i dirigenti giallorossi. Che, ovviamente, non ci sono rimasti bene. Da oggi Mehdi sarà a Monaco, dove firmerà un contratto di 5 anni a circa 3,5 milioni di euro a stagione (bonus compresi). Alla Roma andranno 26 milioni più 4 di bonus, più l’incasso di un’amichevole da organizzare nella prossima stagione. Una cifra molto lontana dai 61 milioni sbandierati da Walter Sabatini in conferenza stampa, ma di molto superiore ai 13,5 spesi un anno fa per comprare il difensore marocchino dall’Udinese. A conti fatti, la Roma può essere contenta. Per la plusvalenza e per essersi tolto un pericoloso virus da casa. A rischio contagio.