(M. Cecchini) Più che una partita, è una piccola festa santificata dal premio alla carriera a capitan Totti (che però fa cadere il trofeo e lo rovina un po’) e dalla caccia alle maglie dei giocatori (con invasione di campo) apertasi prima del fischio finale. A non avere voglia di sorridere troppo però è Rudi Garcia, che guida la Roma ad espugnare l’Olimpico di Atene della nobile decaduta Aek (neo promossa in Serie B), ma che fa sempre più fatica ad assemblare una squadra che può cambiare faccia da un momento all’altro.
Retroguardia insicura – Non è un caso che la squadra giallorossa abbia subito finora 11 reti in 9 partite, ovvero un trend to talmente diverso rispetto a quello di un gruppo che nella scorsa stagione ha costruito le sue fortune sul fortino intorno a De Sanctis, anche stavolta decisivo. E allora perché tanta differenza? «Dobbiamo guardare chi ha giocato in difesa per sapere che non è la stessa dell’anno scorso. C’è bisogno di tempo per avere una retroguardia che sa giocare insieme». E se a Rudi gli si chiede se basterà una settimana per esorcizzare i fantasmi, replica rassegnato: «Non abbiamo scelta».
Preoccupazione mercato – In realtà però il pensiero di Garcia è più articolato. «Non sono preoccupato per la Fiorentina ma per il mercato. In questo periodo tutti gli allenatori lo sono, tranne forse solo quelli del Psg e del Chelsea…», dice sorridendo. «Alcuni giocatori partiranno, altri arriveranno. Ma preferisco parlare della partita: ne ho approfittato per fare esperimenti, come quello di De Rossi centrale difensivo». In realtà il centrocampista lo ha fatto diverse volte in Nazionale: bene in una linea a 3, meno in una a 4. «Magari ogni tecnico dà dei suggerimenti diversi e quindi per me Daniele ha fatto bene. In ogni caso, è vero che nel primo tempo siamo stati troppo sotto ritmo e siamo andati meglio nella ripresa, anche se poi con i cambi non c’è stata più continuità. L’Aek comunque è un’ottima squadra, che salirà di sicuro nella massima serie». Garcia, poi, si rabbuia nel commentare gli appunti rubati dalla tv greca in panchina. «Non c’era niente di segreto, ma in Italia o Francia non sarebbe successo. Non mi pare una cosa corretta, è come spiare dal buco della serratura». Scoprendo, a dire il vero, ben poco.