(M. Cecchini) Raccontano che il generale statunitense George Armstrong Custer, per irreggimentare le sue truppe, fosse solito ripetere questa frase: «Il primo è il primo, il secondo è nessuno». Se vogliamo, frase non troppo decoubertiniana (e come la storia dimostrerà, di dubbia utilità contro i pellerossa), ma utile per fotografare il Francesco Totti pronto ad iniziare la stagione numero 23 in Serie A.
Primati D’altronde, è un «primo » nato il capitano della Roma, visto che nessuno dei calciatori – in attività – nel nostro campionato ha giocato altrettante partite nel massimo torneo (561) e segnato altrettanti gol (235), con i risultati collaterali rappresentati dal record di presenze con una maglia (561 appunto: lo superano solo Paolo Maldini e Zanetti), di stagioni consecutive in A (23, lo batte Maldini con 25), reti con la stessa maglia (235) e tornei consecutivi (a girone unico) segnando gol (20, come Rivera). La vera meraviglia, però, è che a 38 anni (da compiere il 27 settembre) Totti non ha ancora voglia di fermarsi, nonostante il calcio sia cambiato. E non sempre in meglio. «Purtroppo sto invecchiando – dice ai microfoni di Roma Radio, l’emittente ufficiale del club che ieri ha iniziato il suo cammino – però il calcio è la mia passione, il mio divertimento, è tutto. Sono contento di quello che ho fatto, ma prima c’era più divertimento. Adesso il modo di stare in campo è più fisico e meno tecnico, sono cambiate tantissime cose purtroppo, prima mi divertivo di più».
Anche nella Roma è cambiato tanto. «È vero: presidenti, giocatori, allenatori: ho visto passare di tutto, potrei scrivere un libro». Che però è sempre in attesa di un nuovo capitolo di vera gloria, visto che l’ultimo scudetto è vecchio ormai di 13 anni. «Le aspettative sono positive, cercheremo in tutti i modi di rifare una stagione come quella passata. Sappiamo che non sarà semplice, ma cercheremo di fare cose belle. Per quello che mi riguarda, la voglia c’è sempre se no non starei qua, quando mi passerà la passione sarò il primo a mettermi da parte. Se tornassi indietro, a quel ragazzino gli consiglierei di ripetere tutto quello che ha fatto in questi 23 anni».
Lui e Garcia Alla sua età, si trova a giocare con compagni che potrebbero essere quasi suoi figli. «E su di loro ho impressioni positive, ma sappiamo che quando si è ragazzi bisogna restare con i piedi per terra e questo dipende anche da loro. I giovani di prima non sono come quelli di adesso, prima stavi sull’attenti ora prendono un po’ più di spazio». Insomma, tanto lavoro in più anche per Rudi Garcia, che Totti apprezza parecchio. «È una brava persona, che fa spogliatoio. Tiene tutti allo stesso livello. Ha voglia di fare bene e spero di riuscirci insieme a lui. È stato bravo a ribaltare una situazione complicata, molto difficile. Venivamo da due anni bruttissimi: è riuscito subito a capire l’ambiente e a mettere in campo una squadra che ha compiuto ottime cose».
Mai grandi come le sue, che proprio per questo ha archiviato qualsiasi desiderio di normalità. «I giri in centro? Ormai mi sono abituato a non poterli fare. Roma è una piazza particolare, essendo cresciuto qui mi vedono da un altro punto di vista, però quando ho voglia di farli li faccio, sapendo a cosa vado incontro».
Gelati & Polemiche E allora fatichiamo a pensare che cosa succederebbe se alla fine di questa stagione arrivasse il quarto scudetto. «Per farcela sarei disposto a rinunciare al gelato per un anno. È difficile. Poi dipende come va l’anno». A rimanerci male, però, Claudio Pica, segretario dell’Associazione italiana gelatieri, per giunta tifoso della Roma. «Il gelato non deve mai mancare nella dieta quotidiana, soprattutto quello artigianale. Ormai molti studi confermano che è un alimento di qualità, facilmente assimilabile e molti dottori e dietologi lo consigliano proprio agli sportivi ed agli anziani. Quindi se la Roma dovesse andare bene in campionato ed essere prima in classifica, saremo ben lieti invece di offrire gratuitamente gelato alla Roma ed ai suoi atleti». Morale: anche se Totti pensa ad un fioretto incappa in una polemica. E poi ci meravigliamo che non si diverta più?