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GAZZETTA DELLO SPORT Il più bravo di tutti. E qualche dubbio

Conte e Prandelli
Conte e Prandelli

(L. Garlando) L’uomo del Conte ha detto sì: abbiamo il nuovo c.t. della Nazionale. Lo annunciamo come uno spot pubblicitario perché è stato lo sponsor, con i suoi milioni e la sua ultima parola, a garantire l’operazione Antonio Conte. Che riceverà più soldi dalla Puma che dalla Figc.

A rigor di cifre, risulta più dipendente dall’azienda che dall’istituzione e avrà tra i convocabili giocatori sponsorizzati da quell’azienda (Balotelli, per esempio), circostanza che istigherà il popolare giochino dei sospetti: più difficile lasciarli fuori? Si dirà: succede anche nei club. Appunto. La Nazionale non è un club. Una svolta epocale che merita riflessioni responsabili.

Detto questo, sportivamente innalziamo l’alleluja: non ci poteva essere c.t. migliore. Nessuna buccia di banana stavolta. Il primo passo di Carlo Tavecchio da presidente federale è stato opportuno e sicuro come quello di un saggio sherpa himalayano. L’Italia passa nelle mani del più bravo di tutti, l’allenatore con lo scudetto sul petto che per tre anni ha dominato il campionato. Il 31 maggio 2011, presentandosi alla Juve, spiegò: «La storia dice che qui bisogna vincere, e basta. A noi il compito di lavorare duro, con sacrificio, per non tradire questa storia». In quanto tempo, gli chiesero? Rispose: «Chi ha tempo, non aspetti tempo». Può riciclare benissimo quelle parole alla presentazione di martedì.

Prese una Juve reduce da due settimi posti, la ribaltò tatticamente come un calzino e la portò al titolo. Ora raccoglie l’Italia al 14° gradino del ranking Fifa, reduce da due Mondiali sciagurati. Prima ancora di vincere, Conte dimostrò il suo valore buttando a mare i dogmi (4-2-4) e tagliando sulla pelle della Signora il vestito perfetto: 3-5-2. Lo stesso che indosserà la sua Italia. Non avrà problemi di discontinuità con Prandelli. Presentandosi alla Juve, Conte annunciò: «Le mie squadre devono giocare bene, fare la partita, avere il controllo della palla. Voglio una squadra corta, che non scappi mai indietro e sia micidiale e immediata nel recupero della palla». E’ il vangelo di Cesare. E il codice etico? Non c’è squadra più etica della Juve contiana che per tre stagioni ha giocato con motivazioni feroci, anche a pancia piena, e ha mostrato una poderosa cultura del lavoro, sudando pure a Capodanno mentre altri smanettavano griglie oltre oceano. 

Conte ha le tonsille giuste per fare capire a Balotelli concetti che il ragazzo fatica ad assimilare. I giocatori juventini, che continueranno a formare il blocco azzurro, sanno già tutto. Rilassati dalla cura Allegri, si riconsegneranno al loro antico condottiero con meno stress e aiuteranno gli altri a sintonizzarsi con il nuovo c.t. Conte, primo c.t. del Sud, riunisce l’Italia anche geograficamente; il prestigio delle sue vittorie vola alto, sopra i campanili, riconosciuto trasversalmente e si riflette sulla Nazionale. Potrà dare un’impronta importante anche alle rappresentative giovanili. Siamo pronti a ripartire. Ma lasciamo stare il modello tedesco. Jogi Löw guadagna 2,7 milioni. In Germania i soldi li investono per far crescere bene i futuri campioni del mondo. 

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