“Questa sera il mio Ciro sarebbe stato al San Paolo, al suo posto, in Curva B. Non si sarebbe perso per nulla al mondo l’esordio stagionale del suo Napoli, l’inizio di una nuova grande avventura in Champions“. Inizia cosi’ la toccante lettera scritta da Antonella Leardi, mamma di Ciro Esposito, alla “Gazzetta dello Sport” nel giorno dell’esordio del Napoli in Champions League nel play-off d’andata contro l’Athletic Bilbao. “Questa sera io, Giovanni e il resto della famiglia saremo tutti al San Paolo, in Curva B – annuncia -.Ringrazio il presidente De Laurentiis, che ci aveva invitati a vedere la partita accanto a lui. Ma io preferisco andare in Curva e occupare il posto di Ciro. Voglio comportarmi esattamente come avrebbe fatto lui, tifare come avrebbe fatto lui, cantare con lo stesso entusiasmo che avrebbe usato lui. I tifosi organizzeranno una coreografia in ricordo di mio figlio e io saro’ felice e orgogliosa di farvi parte“.
La mamma dello sfortunato tifoso partenopeo, morto a Roma dopo oltre 50 giorni di agonia dopo gli incidenti della finale di Coppa Italia dello scorso 3 maggio, ribadisce che “non e’ stato il calcio a uccidere un ragazzo di 29 anni, un ragazzo d’oro, leale, di sani principi, che ha avuto solo il ‘torto’ di comportarsi da eroe. Si’, oggi voglio ribadirlo: mio figlio si e’ comportato da eroe, e’ morto per difendere un pullman di famiglie, donne, bambini. Io sono e restero’ sempre orgogliosa di quello che ha fatto Ciro. Chi lo ha ucciso, di questo ne sono sempre piu’ convinta, ha compiuto un atto terroristico. Ha sfruttato il calcio per commettere una violenza inaudita, impensabile, immotivata. Ed io, a distanza di mesi, continuo a farmi sempre la stessa domanda: perche’?“.
“Ma la vita continua, deve continuare – sottolinea la donna -. E allora, da quel pomeriggio maledetto, e finche’ ne avro’ le forze, continuero’ a lanciare lo stesso inequivocabile messaggio: no alla violenza. Lo voglio ribadire a tutti, ai napoletani e alle altre tifoserie italiane: non vi azzardate a vendicare il mio Ciro. Non osate macchiare in alcun modo il suo nome puro. Non versate altro sangue. Io, mio marito, i miei figli, Simona e tutte le persone che volevano bene a Ciro chiediamo una sola cosa: giustizia. Ma non vogliamo vendette“. A distanza di mesi “se c’e’ una cosa che mi rattrista ulteriormente e’ il silenzio della Roma. Mi fa male e mi fa pensare male. Dal 3 maggio aspetto un gesto, una parola, anche un piccolo cenno. Mi farebbe trovare un po’ di pace, forse. Se non volete farlo per me, fatelo per Ciro“, conclude.