(A. Catapano) Accordo doveva essere e accordo è stato. Per una ragione molto semplice e, peraltro, rispettabilissima: conveniva a tutti. James Pallotta lo aveva capito da qualche settimana. Ricordate quando convocò Parnasi a Boston per tirargli le orecchie? Da allora, il presidente della Roma ha lavorato in prima persona con il sindaco Marino — a volte richiamando all’ordine anche il fido Pannes — per trovare il sospirato punto di equilibrio tra interessi privati ed esigenze pubbliche, impresa che ad un certo punto pareva irrealizzabile, finché ognuno dei protagonisti non ha capito che doveva rinunciare a qualcosa per salvare l’operazione e portare a casa un risultato più grande.
CONVENIENZA E così Pallotta e Parnasi per strappare l’agognato bollino di «pubblica utilità» che il Comune apporrà al progetto il 3 settembre (dopo la visione e la valutazione dello studio di fattibilità), hanno accettato di sborsare 50 milioni di euro in più per le infrastrutture (che, tra l’altro, aumenteranno il valore di tutta l’area, argomento su cui Pallotta si è mostrato sensibile) e di rinunciare ad una porzione (peraltro piccola) del milione di metri cubi destinati alla costruzione del Centro direzionale. Mentre Marino, che molto si era speso per l’opera, ha praticamente dimezzato le richieste iniziali, rendendole finanziariamente sostenibili (esempio emblematico: voleva che la linea B fosse collegata al treno per Fiumicino, ma si è accontentato di un ponte pedonale tra la stazione e lo stadio), pur di passare alla storia come il sindaco che ha fatto costruire lo stadio della Roma, impresa che nei mesi a venire potrà giocarsi con l’opinione pubblica e con gli avversari politici.
MA QUANDO? Dunque, tutti soddisfatti. Pallotta avrà il suo stadio, Parnasi le sue torri (e, oltretutto, resterà un interlocutore privilegiato dell’amministrazione, a scapito di qualche suo collega) e il Comune ne uscirà rafforzato. «I romani — ha detto Pallotta — siano orgogliosi della propria amministrazione»: è la frase che, forse, spiega tutto. Lo stadio si farà, non resta che stabilire quando. Il presidente della Roma vorrebbe inaugurarlo nel 2016, il Comune l’anno dopo per completare prima tutte le infrastrutture, come più volte promesso ai cittadini. Scommettiamo che si accorderanno per gennaio del 2017?