(M. Cecchini) Ci possono essere anni che durano tutta la vita. L’unica stagione di Pietro Vierchowod nella Roma, in fondo, ha questo sapore. Lo «Zar» venne (in prestito dalla Sampdoria), vide e vinse. E non una cosa qualsiasi, bensì uno scudetto quello del 198283 targato Nils Liedholm che in riva al Tevere non sarà mai dimenticato. E poiché stiamo parlando di uno dei difensori più forti che abbia espresso il calcio italiano recente, il suo parere sulle ultime novità del mercato giallorosso sono senz’altro da prendere in considerazione.
Vierchowod, che cosa ne pensa della cessione di Benatia? «Semplice, se la Roma vuole vincere, è una cessione che non andava fatta. Questo, ovviamente, parlando solo dal punto di vista tecnico, perché non voglio entrare nei discorsi economici e comportamentali che il ragazzo può avere avuto col suo ambiente».
La sostituzione con Manolas non la convince fino in fondo? «Non discuto il valore del giocatore, ma inserirsi subito in un campionato difficile come il nostro non è agevole».
Eppure durante l’ultimo Mondiale, il greco se l’è cavata bene a detta di tutti gli osservatori. «È vero, ma l’atteggiamento difensivo della Grecia lo ha favorito. Diverso è il discorso se una squadra vuole avere una vocazione vincente come sembra essere la Roma».
Benatia, quindi, la convince molto di più. «Senza dubbio. Oltre ai tanti gol segnati nella scorsa stagione, il fatto che sia stato acquistato da un grande club come il Bayern Monaco significa parecchio. Attenzione. La mia però non è una bocciatura di Manolas. Dico solo che è un giocatore che deve essere ancora valutato a paragone di un altro che ha già fatto vedere tutte le proprie potenzialità».
Discorso tecnicamente ineccepibile, anche se Vierchowod si fida (come tutti) delle capacità del direttore sportivo Walter Sabatini di saper «leggere» il mercato prima di tutti gli altri. Benatia a questo punto è il passato e il nuovo zar adesso si chiama Manolas. Non resta che aspettare e vedere ciò che succederà. L’esordio contro la Fiorentina, in fondo, è già dietro l’angolo.