(C. Damato) – Davide Astori, 27 anni, si presenta al popolo giallorosso. Da Philadelphia, dove il difensore conta di debuttare con il suo nuovo club domani contro l’Inter, spiega la sua scelta che ha generato l’ira dei tifosi della Lazio e ha scatenato quelli della Roma per lo sgarbo di Sabatini al presidente biancoceleste. «Le sensazioni sono positivissime. Io conoscevo gran parte dei mie nuovi compagni, con molti ho giocato in nazionale e con qualcuno sono stato nella stessa società. Sono proprio orgoglioso di indossare questa maglia».
Perché con il 23 sulle spalle?
«È un numero fortunato per il mio ex presidente Cellino che sta attento alla scaramanzia. La mia era quella con il tredici che qui ha Maicon e quindi non era libera. È uno dei tanti motivi per cui l’ho presa, gli altri sono un pò più privati».
Può raccontare le fasi finali della negoziazione che ancora fa discutere: che cosa ha provato quando la Roma ha convinto il Cagliari che fino a qualche ora prima stava per trovare l’accordo con la Lazio?
«E’ stata una trattativa molto enfatizzata dai media. Il mio ex presidente Giulini ha detto la verità, perché in effetti il Cagliari ha ascoltato l’offerta della Lazio, senza però arrivare all’intesa. Quando per me c’è stata la possibilità di scegliere la Roma, io non ho avuto alcun dubbio».
La Roma si è inserita solo dopo?
«Il presidente ha detto così».
Lotito ha detto: «Astori non è Maradona». Che cosa risponde al presidente biancoceleste?
«Dice una cosa ovvia: non sono Maradona, perché giochiamo in ruoli diversi».
Forse Lotito non ha gradito il suo ripensamento al fotofinish.
«Gli accordi si fanno solamente quando le società trovano un accordo. Uno può averne anche mille con mille società, ma se non c’è nulla di concreto è inutile anche parlarne. Invece, due anni fa, sono stato io a non andare in Russia perché avevo due obiettivi: giocare in nazionale e in un campionato di primo piano come la nostra serie A».
Come ruolo, preferisce essere centrale sinistro o destro?
«Sono mancino, ma ho giocato già come centrale destro. È solo una questione di abitudine. Ho dato la mia disponibilità: sarà il mister a decidere.
Si è divertito per gli sfottò tra i tifosi giallorossi e quelli biancocelesti per il trasferimento alla Roma dopo essere stato vicino alla Lazio?
«E’ goliardia, anche questa mediatica. Ovvio che tra compagni ci scherziamo, ma c’è sempre il rispetto verso gli altri tifosi».
Ha perso il mondiale, ma trovato la Roma: va bene così?
«La nazionale è stata una delusione per me, perché facevo parte del progetto ed il mondiale sarebbe stato un sogno. Ora comincia una nuova stagione sportiva con la Roma e sono entusiasta di poter perseguire gli obiettivi più importanti. Penso che abbiamo una rosa all’altezza e che ci divertiremo».
Da amico di Destro, si è sentito in colpa per la sua esclusione dai 23 per Brasile 2014?
«Con Mattia, anche prima di quel fatto, avevamo già un gran bel rapporto. Abbiamo subito chiarito al’Sant’Elia dopo la partita. Prandelli ha adottato il codice etico, escludendo Mattia per un pò di tempo dalla Nazionale. Poi ha scelto. Vorrà dire che torneremo insieme nel gruppo azzurro. Giocare nel club più forte che c’è in Italia da più appeal che vestire la maglia di uno anche leggermente inferiore alla Roma».
Come è stato il primo impatto con Garcia?
«Di lui mi avevano parlato bene i miei compagni e sul campo ho avuto la conferma: è un allenatore moderno, ma pretende molto dai propri giocatori».
Doppia seduta di lavoro sui campi della Pennsylvania University di Philadelphia per la Roma che domani (ore 13 negli Usa, le 19 in Italia) affronterà l’Inter di Mazzarri nell’ultima gara della prima fase della Guinness Cup. Benatia non si è allenatore: contusione al torace.