(C. Santi) Calcio bollente in cerca di una soluzione per eleggere il presidente federale tra liti, bagarre elettorale e incontri. Lo scenario assume ogni giorno toni diversi. Carlo Tavecchio non vuole fare alcun passo indietro anche perché chi lo spinge – Lotito, il suo grande elettore e quasi certamente le parole di Giovanni Malagò di giovedì sera («non deve pagare cambiali a nessuno») avevano quel riferimento – non vuole perdere la partita. Tavecchio, però, perde consensi rispetto a quel quasi 65% di partenza anche se il suo rivale Demetrio Albertini non vede crescere le sue preferenze che rimangono ferme al 30%.
Il fronte del no verso Tavecchio, quello delle contestazioni, ha sempre nuovi soci. Dopo Squinzi, che non è solo il patron del Sassuolo ma il presidente di Confindustria, è la volta di John Elkann che a Torino ha attaccato il presidente dei Dilettanti. «Non si possono commentare le sue parole – ha affermato – Se uno aspira a certi ruoli deve avere com- portamenti adeguati». Rudi Garcia dagli Usa ha affermato che «dobbiamo lottare contro il razzismo e anche i dirigenti devono dare l’esempio» mentre la Fifa ha chiesto se non sia il caso di portare la vicenda delle banane davanti alla Procura federale. C’è chi adesso vacilla e con la serie A che ha un bel fronte di contrari a Tavecchio, dalla Juve alla Roma, dalla Fiorentina al Torino, dal Sassuolo al Cagliari, è parso che la Lega Pro guidata da Mario Macalli non sia una roccaforte inespugnabile anche se lo zoccolo duro è con il capo dei Dilettanti. «Siamo tutti in libertà provvisoria – ha osservato Macalli – Visto il clima che c’è, penso sia molto difficile poter governare nei prossimi due anni. Tavecchio fa bene ad andare avanti? Dovete chiederlo a lui. Di sicuro con quello che è accaduto il calcio italiano dopo le dimissioni di Abete non ci ha guadagnato». Ma con chi sta la Lega Pro? Un paio di giorni fa un comunicato congiunto delle Leghe mostrava estrema unità. Macalli ha spiegato: «Il comunicato che ho firmato non era sull’appoggio a Tavecchio, ma contro il commissariamento». Il dirigente ha poi ribadito il sostegno della sua Lega a Tavecchio anche se non è chiaro se i 60 delegati esprimeranno un voto unanime: qualche crepa c’è. Tavecchio è convinto a continuare la corsa ma intorno qualche perplessità c’è.
Ruggine a via Allegri – Il consiglio federale convocato soprattutto per i ripescaggi in Lega Pro ha deciso che l’Assemblea dell’11 agosto sarà solo elettiva: per le modifiche allo statuto c’è un rinvio non essendoci stato alcun accordo. C’è stata una lite tra Lotito e gli oppositori di Tavecchio, Tommasi e Gianni Grazioli, quest’ultimi direttore generale dell’Aic, in testa. Toni accesi durante il consiglio federale soprattutto per i ripescaggi in Lega Pro, frizioni dovute anche al nervosismo per la campagna elettorale, un nervosismo che parte da lontano e guarda al futuro con la spartizione del potere. Lotito, vice presidente federale in pectore, non vuole perdere questa carica. I due schieramenti, Tavecchio e Albertini, hanno discusso rimanendo però sulle loro posizioni. «Ritirarmi? Assolutamente no», ha chiarito Albertini che dopo il Cf ha parlato, lontano da via Allegri, con Tavecchio, quest’ultimo tornato poi a Milano per ragioni familiari. Lunedì i due candidati si vedranno a Firenze all’assemblea della Lega Pro, assemblea che dovrà indicare i due consiglieri federali e definire le modalità di divisione di 24 milioni ai club, prima di essere ascoltati nuovamente da Malagò (martedì) che ieri mattina ha incontrato Tommasi. Altri incontri ci saranno nel week end, confronti su possibili soluzioni da trovare per evitare l’arrivo del commissario che nessuno vuole. C’è stato un tentativo di Renzo Ulivieri che vorrebbe fissare cinque o sei punti «di impatto e comprensibili per l’opinione pubblica» aprendo alla presidenza di Tavecchio. Può davvero accadere di tutto anche se i prossimi giorni saranno ad alta tensione, a meno di trovare un accordo per azzerare le polemiche e far partire una governance nuova per il calcio italiano.