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IL MESSAGGERO Figc, è il giorno del presidente

Tavecchio-Albertini
Tavecchio-Albertini

(C.Santi) – Carlo Tavecchio, con il grande supporto di Claudio Lotito, sarà il presidente della Federcalcio. Nessuna sorpresa dopo che tutti i tentativi di farlo desistere non sono serviti ritenendolo inadeguato. La sua elezione appare scontata ma il cammino sarà difficile. L’ultima notte non è stata quella degli intrighi a caccia dell’ultimo voto nei corridoi dell’Hilton Airport di Fiumicino dove stamani si vota. La vigilia delle elezioni della Federcalcio per aprire l’era del dopo Giancarlo Abete si è invece trasformata in un momento di felicità dei delegati della Lega Dilettanti che si sono congratulati con il loro leader Tavecchio. Ad aprire definitivamente le porte è stato il Cesena – ma anche Atalanta e Verona – che ha fatto saltare il banco. All’improvviso, all’ora di pranzo, l’infuocata campagna elettorale si è sgonfiata. Giorgio Lugaresi, il presidente del Cesena, uno dei nove firmatari del documento contro Tavecchio e dopo che appena qualche giorno fa aveva detto che Tavecchio non poteva guidare la Federazione per le imbarazzanti frasi, ha capovolto le sue idee. Un caso sul quale riflettere. Il Cesena nel suo comunicato di retromarcia ha aggiunto che «auspica pertanto che il nuovo progetto di rinnovamento del calcio italiano avvenga secondo le linee guida tracciate congiuntamente dai presidenti Agnelli e Lotito». Rinnovamento nella continuità è il messaggio fatto passare nelle ultime ore da un calcio che appare ostaggio del presidente della Lazio, sempre più padrone della Lega di serie A e adesso anche della Federazione. Una situazione che al Coni non verrà sottovalutata. Non lo sarà non solo dal presidente, Giovanni Malagò, ma dagli altri presidenti federali che daranno battaglia nel prossimo Consiglio nazionale.

L’APERTURA
Tavecchio, che oggi raccoglierà il 60 per cento delle preferenze (unica trappola: le schede bianche nell’urna) ha chiamato a raccolta tutti. Giochiamo di squadra, rimaniamo uniti il senso delle sue parole per quanto riguarda la riforma del calcio. «Deve essere perseguita senza ulteriori ritardi, e ciò sarà possibile soltanto grazie al lavoro di squadra delle Leghe e delle componenti tecniche – ha detto parlando già da presidente – Nei giorni scorsi ho assistito in silenzio e con profondo rispetto al formarsi delle diverse volontà elettorali. Il susseguirsi delle dichiarazioni, più o meno ufficiali, ha però distolto l’attenzione dalle priorità di cui necessità il calcio italiano». Facciamo le riforme, rivediamo i campionati, la governance, nominiamo il cittì gli intenti di Tavecchio che tende la mano a tutti. Tra qualche giorno potrebbe esserci l’annuncio, per quanto riguarda le riforme, dell’ingresso, quale commissario ad acta, del professor Giulio Napolitano mentre per il ruolo di direttore generale, che adesso è di Antonello Valentini che ha un contratto fino al 2016, potrebbe essere gradito Michele Uva.
La vittoria di Tavecchio-Lotito rappresenta la sconfitta di Agnelli, Della Valle e Pallotta che si sono battuti per impedire questa ascesa al vertice. La questione delle banane, uno scivolone gravissimo, imbarazzante e inaccettabile, non è quello peggiore di questa storia. Le Leghe consegnano le chiavi del calcio italiano a Tavecchio, sostenuto e guidato da Lotito, e questo è possibile in base alle regole sull’elezione del presidente. Il punto è anche questo, al di là del candidato: occorre cambiare le regole.

I DIETROFRONT
L’ultimo giorno di campagna elettorale ha visto diversi dietrofront. Il Cesena si è tirato indietro, lo stesso hanno fatto Atalanta e Verona. Qualche club si è incontrato in mattinata e chi si è fatto da parte deve essere stato convinto con argomenti importanti (diritti tivù?). Damiano Tommasi, che sostiene con l’Aic Demetrio Albertini, ha fotografato così la situazione: «Evidentemente pensano che Tavecchio sia la persona giusta. Noi siamo stati sempre contrari. Troppe persone pensano individualmente invece di pensare che la Federcalcio sia la casa di tutti. Prevalgono spesso gli interessi personali». Intanto, l’Aic ha definito i consiglieri federali: sono lo stesso Damiani, Umberto Calcagno, Simone Perrotta e Morgan De Sanctis.

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