(M. Ferretti) – Parla straniero, il primo gol della Roma di un campionato cominciato un caldissimo sabato sera di fine agosto alle pendici di Monte Mario. E, tutto sommato, non poteva che andare così, visto che al fischio d’avvio di Guida in campo c’erano solo quattro italiani: nessuno nella squadra di Vincenzo Montella; Totti, De Sanctis, De Rossi e Astori con la maglia rossa bordata di giallo. Non solo: il primo cambio della partita (e pure il secondo: Joaquin per Babacar) ha visto entrare lo sloveno Ilicic al posto dell’australiano Brillante, fino a quel momento per nulla in linea con il proprio cognome. Gol targato Belgio, per la squadra di Rudi Garcia (straniero anche lui…), il primo di Radja Nainggolan nello stadio di casa. Una rete cercata e voluta a tutti i costi, con tanta tigna e tanta abilità tattica: pallone rubato sulla trequarti, percussione centrale, scarico su Gervinho e scatto poderoso per andare a riprendere il pallone respinto da Neto sul tiro dell’ivoriano. Il destro di mezzo volo del Ninja non ha lasciato scampo alla difesa viola, ormai in balia di quella devastante cresta color oro.
CORSI E RICORSI La Viola gli porta bene, visto che l’ultimo gol in campionato Radja l’aveva segnato proprio ai toscani, al Franchi, quando la Roma passò di misura e conquistò aritmeticamente la certezza di giocare la Champions League. E questo è un dato che, se preso in una certa maniera, riempie di speranza il cuore dei tifosi della Sud. Come dire: Nainggolan segna solo nelle grandi occasioni, in partite che lasciano il segno. Che fanno storia. E tutti sanno che la Roma ha cominciato questo campionato per arrivare il più in alto di tutte le avversarie.
IL GIOIELLO Terza rete con la Roma: a Bologna, a Firenze e finalmente ieri sera il battesimo all’Olimpico. Che ha salutato la prodezza dell’ex cagliaritano con un lunghissimo applauso. Roba da brividi. E che, è doveroso sottolinearlo, ha accompagnato ogni azione di Radja spellandosi le mani: perché lui è uno che ci mette tutto se stesso, che non si risparmia, che corre e rincorre, che difende e attacca. Un centrocampista completo, verrebbe da dire, bravo a giocare in un centrocampo a tre oppure con il doppio mediano davanti alla difesa, come organizzato ieri da Rudi. Deve soltanto imparare a gestire meglio le propri emozioni, a restare sempre lucido, a non farsi prendere dalla voglia di spaccare il mondo da solo. Ma quella è una questione di carattere e difficilmente si cambia.
L’ASSIST Inutile aggiungere, a questo punto, che è stato proprio Radja a servire l’assist-gol a Gervinho, all’ultimo respiro della partita. Per un altro gol straniero. Per un altro gol della Roma, che ha messo in archivio i primi tre punti. Con la gente che si è divertita, esattamente come promesso dal condottiero Rudi.