(A. Angeloni) Nei quarantacinque minuti giocati a Vienna e l’altra sera all’Olimpico, Morgan De Sanctis ha effettuato almeno tre parate vere. Lo scorso anno, tre parate vere, le ha effettuate, forse, in tutto il girone di andata.
E’ evidente che qualcosa non va. Non è (solo) un problema di singoli, Cole sembra il fratello di quello del Chelsea, Emanuelson va quando ha campo ma dietro sembra poco affidabile, Romagnoli è giovane e inesperto (e Mihajlovic lo reclama), Astori è distrutto dai viaggi, dal lavoro e ancora deve entrare nei meccanismi, visto pure che ha giocato poco con i suoi partner, Benatia (alle prese col polpaccio e il mercato) e Castan è di nuovo fermo (pare nulla di particolarmente serio). Ma il problema della difesa, come sempre, non è dei difensori.
La sensazione è che la Roma, rispetto alla passata stagione, sappia difendere meno come squadra. Non c’è Strootman, per ora l’unico incontrista in mezzo al campo è Nainggolan; Keita e Pjanic sono due splendidi palleggiatori e De Rossi non è al top (in Austria si è allenato poco per un problema alla caviglia).
Quando non c’è filtro e non difendono tutti (e giocare con tre uomini offensivi in avanti peggiora la situazione sotto questo aspetto), chi sta dietro si ritrova l’attaccante in corsa e diventa difficile fermarlo nell’uno contro uno. E in situazioni di questo tipo è facile che uomini come Emanuelson, Cole, più i centrali, vadano in difficoltà. Col Fenerbahce, meglio con Florenzi, che ha attitudini difensive più evidenti rispetto ai loro compagni. I difensori devono migliorare, tutti. Ma tutta la squadra ha bisogno di ritrovare la compattezza del passato.