(M. Ferretti) – Carmine, il pizzettaro di Nocera Inferiore, ormai da anni viaggia alla media di (almeno) 5 milioni di euro l’anno. Margherite e capricciose, però, non c’entrano più niente mentre non è assolutamente certo che Carmine, che in casa da sempre chiamano Mino, guadagni solo cinque cucuzze in dodici mesi. È impossibile, in realtà, quantificare i suoi guadagni da quando tira avanti facendo il procuratore di calciatori e allenatori. Solo grandi calciatori, solo grandi allenatori. Gente che guadagna tanto e che tanto fa guadagnare a chi li rappresenta e tutela. In media, il 5% del loro stipendio netto. Mino Raiola, classe 1967, cresciuto nel ristorante del padre a Haarlem, oggi sul biglietto da visita ha scritto “agente Fifa”, parla sette lingue («Otto, compreso il napoletano…»), ha la residenza a Montecarlo ed è titolare di Intermezzo, Maguire Tax & Legal, ad Amsterdam, e Sportman, nel Principato di Monaco, tre società di intermediazione sportiva con uffici di rappresentanza in ogni angolo del mondo, dal Brasile alla Svezia passando per la Repubblica Ceca. Se lo vedi, potresti tranquillamente scambiarlo per un disoccupato a caccia di un lavoro qualsiasi: mai una cravatta, mai una giacca, mai un filo di eleganza. Trasandato, a dir poco. Poi vedi il suo macchinone e capisci che l’abito ancora una volta non fa il monaco… Ha sul libro paga una ventina di impiegati e tre, quattro avvocati e fa campare pure un mare di collaboratori, gente che gli segnala questo o che gli suggerisce quello. Quando si muove lui, è roba di milioni. Anzi, lui si muove solo per una roba di milioni.
LA SCUDERIA
Attualmente nella sua scuderia, tanto per dirne tre, ci sono Ibrahimovic, Balotelli e Pogba. I continui cambi di maglia dei primi due sono telecomandati al cento per cento da Raiola, perché un top player più cambia società, più cambia contratto e più guadagna. E, di conseguenza, più guadagna il suo agente. Ibra prende 11 milioni netti dal Psg, Balo al Liverpool ne ha chiesti 6: basta un rapido calcolo per quantificare la pappata di Mino. Che è anche il campione del mondo delle commissioni. Cioè, una società ha bisogno di questo o quel giocatore? Ecco che si rivolge a Carmine, che tutto e tutti conosce, per andare a dama: una volta terminato il suo lavoro, lui passa alla cassa, si fa pagare la commissione e non sono mai assegni da morti di fame, ma cifre in linea con lo stipendio di un ottimo calciatore di Serie A. Cifre top secret, per ovvi motivi. Ecco perché è pura follia pensare di quantificare il saldo annuale reale del conto corrente della premiata ditta Raiola. Procure. Commissioni. Affari. Tutto lecito, tutto fatturato. «I vecchi procuratori facevano gli interessi delle società. Per me, prima viene il calciatore», la sua filosofia. Quando, nel gennaio dello scorso anno, portò Balotelli dal Manchester City al Milan fu perentorio: «Vista la fuga di cervelli dovevamo riportare qualcosa in Italia e l’abbiamo fatto riportando Mario Balotelli che è un bene culturale», sentenziò Raiola. «Balotelli vale come la Gioconda», aggiunse serio Mino da Vinci. Un genio, nel suo genere. E non si accettano smentite, neppure per procura.