(S. Canettieri) La stretta di mano a stelle e strisce tra Pallotta e Marino non cancella i dubbi sul progetto.
Anzi, le criticità rimangono intatte: cubature spropositate, collegamenti su ferro e su gomma insufficienti, tempi incerti per la fine del progetto, rischi legati all’assetto idrogeologico del Tevere.
E non è un caso che il mondo della politica romana, a partire dal Pd, rimanga in silenzio nel giorno che dovrebbe essere della svolta. Se anche la politica è prudente significa che i dubbi pesano ancora come macigni. Le uniche voci che arrivano dalla maggioranza, seppur in maniera informale, hanno invece la perentorietà dei no.
LA BOCCIATURA – In compenso nel centrosinistra il fronte inizia a sfaldarsi. Dopo la stoccata del parlamentare democratico Roberto Morassut («L’area non è adatta, collegamenti sono troppo pochi e si rischia solo una speculazione edilizia»), questa volta tocca al parlamentare di Sel Filiberto Zaratti. L’ex assessore regionale all’Ambiente fa notare: «Il cavallo di Troia che dovrebbe permettere la speculazione è il nuovo stadio della Roma. Che non sarà di proprietà del club Roma bensì di una società privata alla quale la società pagherà l’affitto, esattamente come fa ora per l’utilizzo dello stadio Olimpico».
Ecco perché il vendoliano ha già presentato un’interrogazione parlamentare urgente. Le sue parole hanno anche fatto scattare un allarme nella giunta Marino. Il vicesindaco, sempre di Sel,Luigi Nieri è corso ai ripari sostenendo «che prevarrà l’interesse pubblico».
Una lettura, quest’ultima, che non convince l’associazione Italia Nostra, in prima linea nel denunciare insieme a Legambiente il rischio che a Tor di Valle nasca un «ecomostro». Ecco l’attacco: «I 50 milioni di euro in più ottenuti dal sindaco non risolvono gli altri problemi. Perché continuare a discutere su un’area non adatta – spiegano da Italia Nostra – e che rappresenta una delle poche esistenti ancora senza cemento lungo il Tevere che doveva essere tutelata e valorizzata per i suoi valori naturali e paesaggistici?».
La vicinanza dell’impianto con il Tevere rimane uno dei nodi ancora non sciolti: si sa solo che Parnasi e Pallotta hanno pronti una serie di interventi per la messa in sicurezza, considerata dal forte rischio idrogeologico.
I TRASPORTI – La condizione indispensabile dello stadio, secondo quanto detto dal sindaco, è il prolungamento della metro B fino a Tor di Valle. Secondo la commissione Ambiente la cifra aggiuntiva pattuita ieri – 50 milioni di euro – «è del tutto insufficiente». Ce ne vogliono il triplo, fanno sapere dall’organismo dell’Aula Giulio Cesare, «dopo una prima verifica fatta con Atac». Ecco perché nel dubbio dalla maggioranza propongono di rilasciare i permessi per costruire «solo dopo aver visto partire i cantieri della metro». Poi c’è il nodo della ferrovia regionale Roma-Lido. Marino vuole potenziarla con otto corse all’ora. L’ultima parola spetta alla Regione che non ha la minima intenzione di sborsare un euro, al di là del piano già previsto per la linea.
L’ALLARME – L’urbanista Domenico Cecchini, già assessore nella giunta Rutelli, fa infine un altro ragionamento molto tecnico sulla questione della compensazione tra volumi e opere pubbliche che sembrano essersi fermate a 320 milioni di euro. E spiega: «Il piano regolatore vigente dà una risposta chiara: il contributo straordinario, da sommare agli oneri ordinari che devono essere versati dal soggetto attuatore al Comune, è pari al 66% del plusvalore immobiliare conseguibile a seguito della trasformazione. Va fatto rispettare il Prg».