(R. Avantaggiato) Cinquemila bombolette spray per tirare una riga bianca e dire basta alle polemiche. Non a tutte, ovviamente, ma a più di qualcuna di certo sì. La nuova stagione degli arbitri di serie A riparte con l’alloro in testa. Quello che Nicola Rizzoli, Andrea Stefani e Renato Faverani hanno disegnato intorno al logo dell’Aia. E non è l’alloro dei 100 anni dell’Associazione che racchiude gli arbitri italiani, ma quello che la finale dell’ultimo mondiale ha consegnato alla terna italiana, capace di essere la prima (Collina e Gonella non avevano assistenti italiani nelle loro precedenti direzioni mondiali) nella storia arbitrale italiana ad aver diretto “la finale”.
Si riparte, dunque, dal piano più alto, quello che, secondo quanto scritto dal presidente dell’Aia sulla rivista ufficiale appartiene alla classe arbitrale italiana. Si riparte con Nicola Rizzoli consacrato ufficialmente numero uno al mondo, ora che Howard Webb ha deciso di smettere, ma anche arbitro che ha un’immagine interna meno forte di quanto avviene all’estero. Colpa delle pressioni che il nostro calcio dà ogni stagione soprattutto alla classe arbitrale, e che non tutti riescono a fronteggiare con il piglio giusto. Nè oggi, ma neppure in passato, quando le figure di carattere (si dice così?) erano superiori a quelle presenti oggi nel lotto dei 21 arbitri top del nostro calcio, quelli che arbitrano soltanto in serie A.
A dirigerli, dopo i quattro anni di Stefano Braschi, è stato chiamato uno che il carattere lo aveva, quando era in mezzo al campo. Ovvero, Domenico Messina, a suo tempo considerato ”affidabile”, pur non essendo una stella del firmamento Aia. Aveva però il carattere per sopportare le pressioni e gestire (che brutto termine?) le partite difficili. Ora, si tratterà di capire se saprà gestire anche da designatore le pressioni che sicuramente lo investiranno. La squadra che ha a disposizione, è praticamente la stessa che aveva Braschi. Sarà dunque difficile cambiare qualcosa, anche perché lo stesso Messina, al momento del suo insadiamento, ha parlato di «continuità nel lavoro portato avanti finora». Quello che l’ex arbitro campano (è nato a cava dei Tirreni anche se appartiene alla sezione di Bergamo) dovrà e potrà cambiare, saranno le gerarchie all’interno del gruppo degli arbitri. Rilanciando, per esempio, alcuni nomi che Braschi non vedeva (per simpatia o scarsa fiducia?). Uno su tutti, Paolo Tagliavento, che pure le qualità per essere al posto di Rizzoli le aveva tutte. Oppure Paolo Valeri, che dopo essere stato enfant-prodige, è stato poco utilizzato nei grandi match a vantaggio di gente come Banti o Damato, mai convincenti nella loro direzioni.
Sul piano delle novità, i due avvicendamenti quest’estate hanno riguardato Angelo Cervellera e Marco Di Bello, che hanno preso il posto degli “anziani” Bergonzi e De Marco, entrati nei ranghi tecnico-dirigenziali. Due giovani di cui si è parlato bene fino allo scorso anno e che, ora, dovranno confrontarsi con una Serie A che non gli riserverà più un Udinese-Chievo qualsiasi privo di tensioni e stress, ma, magari, un piccolo-grande derby o una sfida salvezza. Quelle gare che hanno forgiato un arbitro come Daniele Doveri, la ”ferrari degli arbitri”, come lo ha definito una volta sua maestà Pierluigi Collina. Cambierà poco, dunque. La squadra arbitrale continuerà ad essere formata da sei persone (oltre ai tre arbitri e i due assistenti di linea c’è anche il cosiddetto “quarto uomo”, diventato ormai ”sesto”); la novità più importante, in attesa anche nei campionati sia dato il via all’utilizzo della gol-line technology, sarà l’utilizzo della bomboletta spray per segnare la distanza da rispettare sui calci di punizione, uno dei balletti più deprimenti delle nostre partite. Sul piano tecnico, non sono state ancora annunciate novità regolamentari da introdurre in questa stagione. Confermato anche per questa stagione, un incontro di metà stagione con i capitani e gli allenatori.