(F. Magliaro) – Oggi è uno dei giorni chiave per la As Roma. Al di là della querelle Benatia, oggi si decide un tassello importante per il futuro societario, quello dello Stadio. E si decide lontano da Roma. Il sindaco Marino e l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, sono volati, infatti, in tutta fretta negli Stati Uniti. Arrivati ieri, stamattina alle 10 vedranno Pallotta.
Tema unico dell’incontro: lo Stadio. O, meglio, la metropolitana. Pallotta, con la sua TopCo, è associato con Parnasi per il progetto stadio. Parnasi ha la delega di Pallotta a parlare ma, visto che siamo alla stretta finale, dal Campidoglio hanno deciso di bruciare un po’ i tempi e di andare, anche in modo un po’ irrituale, dal Presidente giallorosso. Anche perché il 27 agosto, quando Pallotta sarà a Roma, Marino sarà in vacanza negli States quindi senza possibilità di incontrarsi e i tempi stringono. Dopo lo slittamento del termine iniziale del 27 agosto, dovuto al tempo che Parnasi ha impiegato a produrre gli ulteriori documenti richiesti dal Campidoglio, il 3 settembre scadono i 90 giorni di tempo che la legge concede al comune per dare una risposta allo studio di fattibilità avanzato da Parnasi/Pallotta.
All’indomani della Conferenza di Servizi – che aveva escluso il prolungamento della metro B fra le opere da realizzare limitandosi a concentrare le prescrizioni sul potenziamento della Roma-Lido di Ostia – il Campidoglio, su indicazione diretta del Sindaco, ci ha ripensato: metà dei tifosi devono poter raggiungere lo Stadio in metro.
Questo rimette in gioco un po’ tutto. L’investimento necessario non è più di 10 milioni ma di 50, (anche se in realtà di soldi ne servono più del doppio). Ed ecco perché, a sentire le dichiarazioni di Caudo dei giorni scorsi, a questo punto la metro – metro B con scambio e prolungamento fino alla attuale stazione di Tor di Valle della Roma-Lido e Roma-Lido potenziata fra Tor di Valle e Piramide con frequenza raddoppiata – è essenziale per caratterizzare come di interesse pubblico tutto il complesso Stadio.
Ora c’è da spiegare tutto questo a Pallotta, fargli capire che questa cura del ferro è un elemento fondamentale più degli svincoli, della via del Mare, della via Ostiense, dei parcheggi e del verde; che si tratta di una questione quasi “culturale”: cambiare, cioè, l’approccio del tifoso romano allo Stadio passando dal mezzo privato a quello pubblico. E, soprattutto, che non ci si può limitare a costruire uno stadio e poi vederlo invivibile in mezzo al caos traffico ad ogni partita.
Non è proprio un ultimatum, quello del Campidoglio alla Roma, ma quasi. Come si evince dai ‘fra le righe’ delle affermazioni di Caudo, altro possibile tema caldo sarà quello dei rapporti societari, non solo fra Pallotta e Parnasi – da lettera ufficiale di Parnasi i chiarimenti in merito richiesti dal Comune arriveranno solo dopo il 3 settembre, all’esito della decisione capitolina sullo studio di fattibilità – ma anche fra Pallotta e i nuovi soci americani, dotati di grande liquidità e specializzati nella costruzione di parchi a tema e impianti sportivi.