(T. Carmellini) – La Roma va. Risponde alla Juventus alla prima uscita ufficiale in campionato contro la Fiorentina di Montella che fin qui ha sempre perso contro la sua ex squadra (sei su sei), manda un segnale al campionato e ai quasi 50mila dell’Olimpico letteralmente in delirio a fine gara. La partenza perfetta se non fosse stato per quei 20 minuti finali nei quali il gruppo giallorosso ha pagato un po’ col fiato e forse anche un po’ con la testa temendo di poter prendere il gol della beffa. Sarebbe stato troppo dopo 70 minuti giocati a una porta sola. Già, perché la prima frazione di gioco era stata monopolio giallorosso e in avvio dii ripresa Gervinho era riuscito nell’arduo compito di sbagliare 2 gol fatati: alla sua maniera. Ma non è un caso se la ciliegina sulla torta della serata di festa, l’ha messa proprio l’ivoriano praticamente a tempo scaduto. Il bilancio è un 2-0 netto e meritatissimo con il primo rigore dubbio della stagione, sotto gli occhi del neo ct Conte ospite in tribuna di Malagò.
LE SCELTE DI GARCIA
Senza tre titolari e con una difesa tutta nuova, Garcia è stato costretto a improvvisare: nessun titolare della scorsa stagione in campo, con i quattro lì dietro che non avevano mai giocato assieme. Ma soprattutto con uno dei centrali piombato nella Capitale 48 ore prima. Eppure proprio il greco Manolas è stato il migliore lì dietro, complice anche un centrocampo che ha funzionato a meraviglia. La differenza, soprattutto nella prima metà di gara, la Roma l’ha fatta in mezzo: un’altra categoria anche senza quella lavatrice inesauribile chiamata Strootman.
Forse memore delle disfatte contro i giallorossi, Montella cambia la sua squadra che diventa meno brillante del solito e fatica a trovare quel bel gioco che l’aveva caratterizzata nella scorsa stagione. Vero, anche lui deve fare i conti con assenze pesanti (Cuadrado e Rossi sono tanta roba per i viola), ma le scelte dell’ex giallorosso non pagano. L’operazione Brillante è un vero disastro e la conferma arriva dal cambio dopo poco più di mezzora. Va meglio nella ripresa, ma più per il calo dei giallorossi che non per una effettiva crescita viola.
UOMINI D’ORO
Quello che è sembrato averne di più è Nainngolan: praticamente ovunque. Partecipa alla manovra offensiva giallorossa, aiuta i compagni in copertura con un paio di chiusure da fenomeno e sblocca la Roma dopo 27 minuti: alla sua maniera. Recupera palla a centrocampo, serve Gervinho, segue l’azione come da manuale e inchioda Neto sulla ribattuta per l’1-0 che mette la partita in discesa.
Ma è tutta la Roma a girare a meraviglia, a coprire bene gli spazi chiudendo la Fiorentina nella sua metà campo. Poi quando la Roma flette nella ripresa è la volta di De Sanctis autore di una ripresa da gran portiere: non solo salva i suoi con un paio di prodigi e un’uscita kamikaze su Ilicic, ma chiama a raccolta la squadra, la sprona e la rimette in piedi nel momento di panico. Poi c’è Gervinho: sempre lui. Gioca il suo calcio, va profondo, crea spazi per i compagni ma sbaglia due gol, fatti che rischiano di complicare la serata giallorossa. Poi però segna la rete del due a zero che gli vale l’assoluzione dell’Olimpico. Ma l’anima di questa squadra, non c’è dubbio, è Pjanic: giocatore di un’altra categoria.
BILANCIO POSITIVO
Alla fine comunque Garcia, che ha chiesto più volte aiuto all’Olimpico, potrà godersi con serenità questi quindici giorni di pausa prima della seconda di campionato in trasferta contro l’Empoli. Valutare, fare scelte e magari recuperare anche qualche infortunato. Per adesso va bene così.