(A. Sorrentino) – La mano antica di Francisco Gento, 81 anni, ha accarezzato sei Coppe dei Campioni, all’epoca del calcio in bianco e nero. Ora il vecchio campione sfiora le palline dell’urna e decreta il destino cinico e baro della Roma: i giallorossi finiscono in quello che per tutti, da subito, è il girone della morte della Champions 2014-2015, con Bayern, Manchester City e Cska Mosca, le prime due del tutto irraggiungibili.
In teoria va molto meglio alla Juventus, issata da Fernando Hierro, altra gloria del Real e con tre Coppe nel palmarès, in un gruppo con un solo spauracchio, l’Atletico Madrid vicecampione d’Europa, più due avversarie alla portata come i greci dell’Olympiacos e gli svedesi del Malmoe, finalisti nella competizione ma in un’altra era geologica (1979, mentre una svedese non entrava nei gironi di Champions dal 2000). Ce n’è abbastanza, da parte juventina, per salutare con un certo entusiasmo il sorteggio di Montecarlo, infatti il dg Marotta non indugia: «È un gironcino molto gradito, anche se ci sono insidie come sempre in Champions. Direi che la qualificazione è alla nostra portata ».
Il presidente della Roma James Pallotta viene dagli States, dove sulle sfide impossibili e sui self made men (e teams) hanno costruito un impero, quindi non si scompone, anzi: «Sono molto eccitato, anche se è un girone impegnativo. Ma sarà difficile anche per i nostri avversari».Però la Roma trema, e ne ha ben donde: partiva dalla quarta fascia e temeva di pescare i grandi avversari che poi le sono capitati, però non ha avuto fortuna dato che avrebbe potuto incappare in gruppi meno ingiocabili. Invece trova subito il freschissimo ex Benatia nel Bayern di Guardiola (altro ex) e il City degli sceicchi (abbonato ai gironi di ferro), due avversarie fuori portata. Esordio in casa contro il più abbordabile Cska, ma è da vedere.
Anche la Juve affronta per prima la rivale meno accreditata, il Malmoe, che però rievoca sinistramente il Copenhagen di un anno fa che sottrasse ai bianconeri due punti determinanti. Occhio all’Olympiacos allenato da Michel, col “Chori” Dominguez in attacco e la consueta retorica sul bollore degli stadi greci (dove però le squadre davvero forti vincono sempre), mentre l’Atletico di Simeone pare di un’altra galassia. Tra l’altro fino a metà ottobre Allegri non avrà Pirlo: infortunio al retto femorale e un mese di stop, la diagnosi di ieri. Ma è tutta la Champions, tristemente, ad apparire inavvicinabile per le nostre due rappresentanti. Arrivare alla finale di Berlino del 6 giugno 2015 appare un’impresa disperata, anche se per la prima volta dal 1995 non c’è il Manchester United.
È interessante e tosto il girone F, con Ibrahimovic chiamato a sfidare il suo passato col Psg (Barcellona, con cui i francesi sono imbattuti, e Ajax) o il girone D, in cui si rinnova l’eterno duello tra Arsenal (alla partecipazione consecutiva numero 17) e il Borussia Dortmund di Immobile, con il Galatasaray di Prandelli già vaso di coccio. Per Balotelli si profila invece il Bernabeu, visto che il Liverpool pesca il Real Madrid con cui vanta una tradizione favorevolissima, in un girone col Basilea e i bulgari del Ludogorets (con Cosmin Moti, il difensore eroe del playoff in cui ha parato due rigori subentrando al suo portiere espulso).
Equilibrato il girone H con Porto, Shakhtar e l’Athletic giustiziere del Napoli, mentre Mourinho ghigna tutto soddisfatto e si prepara a rosolare Schalke, Sporting Lisbona e Maribor. Si parte il 16 settembre per la caccia al titolo del Real Madrid, che ieri è stato degnamente celebrato per la sua Decima conquistata a maggio a Lisbona: il sorteggio è stato effettuato dalle glorie Casillas, Hierro, Sanchis e Gento, infine Cristiano Ronaldo è stato eletto miglior giocatore della scorsa stagione. Mondi lontanissimi, ahinoi: e dire che appena quattro anni fa, in questa stessa sala, si onorava l’Inter del Triplete. Sembra preistoria.