Doveva essere il giorno della celebrazione della città del bel calcio, dopo il 5-1 al Cska Mosca. E invece Roma, per colpa di pochi che usano il calcio per fare la guerra, è di nuovo descritta come la città dei coltelli. I gol di Gervinho, le volate di Iturbe (salterà Roma-Cagliari), il calcio senza età di Totti, le scelte tattiche di Garcia, la difesa che ha già dimenticato Benatia (ma Astori è out un mese per una distrazione al ginocchio destro): erano tantissimi i temi calcistici da approfondire per una squadra che la proprietà americana sta portando a grandi livelli. E invece è ancora la cronaca nera a togliere spazio a quella sportiva. Il bilancio del giorno dopo la prima di Champions League è questo: otto tifosi arrestati, un romanista e sette russi; quattro poliziotti e tredici steward feriti (il più grave con la frattura della mandibola). La Questura si difende dicendo che la tifoseria del Cska, imbottita di ultrà nazionalisti di estrema destra, non è stata in alcun modo accompagnata e «gestita» da forze dell’ordine russe, come invece dovrebbe avvenire negli eventi calcistici internazionali. Ma la polemica è aperta, tanto più ripensando alla notte della finale di Coppa Italia. Per fortuna migliorano le condizioni dei due tifosi, un russo e un polacco, che sono stati trasportati in ospedale mercoledì notte. La Uefa non ha ancora aperto un’inchiesta, in attesa dei rapporti dei delegati presenti allo stadio. Non è escluso, però, che Roma perda l’organizzazione italiana dell’Europeo «itinerante» del 2020.
Fonte: Corriere della Sera