(L. Valdiserri) Nonna Aurora non si arrabbierà se questa volta il nipote Alessandro Florenzi non è andato in tribuna ad abbracciarla. Dopo il gol, che alla mezzora del secondo tempo ha fatto saltare il bunker del Verona, era semmai l’intero stadio Olimpico che avrebbe voluto baciare l’ex capitano della Primavera romanista campione d’Italia 2011. Il tiro da fuori area era una delle poche chance per superare il catenaccio di Mandorlini, che aveva mandato sempre nove uomini sotto la linea del pallone, non vergognandosi di giocare all’italiana. In realtà il Verona non era stato soltanto difesa, tanto che Manolas è stato uno dei migliori della Roma, con un salvataggio nella ripresa, e che anche De Sanctis, nel primo tempo, aveva dovuto fare una buona parata su Juanito Gomez.
Il gran gol di Destro
La Roma ha meritato di vincere perché ha creato molto di più e perché ormai è una squadra matura, che sa aggredire le partite e chiuderle presto oppure aspettare che arrivi l’occasione per sfondare le difese avversarie. Si può discutere all’infinito se Totti (38 anni computi in campo) e Destro possano giocare insieme – e, almeno per chi scrive, non sono il massimo dell’assortimento -, ma quello che conta di più in questa squadra è lo spirito. Molti allenatori avrebbero sostituito Destro, che aveva giocato male e sprecato due occasioni. Garcia, invece, lo ha tenuto in campo ed è stato ripagato con l’incredibile gol del 2-0, da 45 metri, che ha trovato il giovane portiere Gollini troppo avanzato. L’esultanza di Destro è stata indicativa: ha quasi stritolato dalla gioia il suo tecnico.
Ora tre partite difficilissime
Ora la Roma è attesa da due partite difficilissime: martedì a Manchester contro il City, in Champions, e domenica 5 ottobre a Torino contro la Juve. Ci arriva sapendo di aver fatto tutto il suo dovere e avendo trovato in Keita un grande leader, in Manolas un difensore centrale migliore di Benatia e in Garcia un raffinato stratega del campo e della gestione del gruppo. Se basterà lo dirà il campo. Luca Valdiserri