(L. Bianchini) – Juve e Roma, signore di una certa età, si trovano un sabato mattina e tornano con la memoria a un vecchio gioco. Raramente due candidate allo scudetto sono state costruite su presupposti tecnici così diversi, raramente hanno avuto personalità così lontane. Ognuna di certo ha il suo stile, articolabile in diverse categorie. Proviamoci.
Gioco Gioco di parole: il gioco inizia dai giochi. La Roma, se fosse un classico da ludoteca, sarebbe gli scacchi. Ha un re con il numero 10, un cavallo da fascia (Gervinho), due torri (Astori e Manolas) e un alfiere come Iturbe: quando taglia in diagonale da destra, siamo allo scacco matto. La Juve invece richiama i soldatini, come da copyright Cassano: «Loro vogliono dei soldatini che vanno diritto, io voglio uscire dai binari». A volte, non basta neanche stare in riga: Isla, treno di fascia, è finito al Qpr.
Auto E se fossero un’automobile? Per la Juve è facile, non ce l’ha scritto in faccia ma un po’ più giù, sulla maglia: una Jeep. Quattro per quattro come Vidal. La Roma invece è una spider da contropiede, consuma molto e piace ai giovani. La Nike, tra gli altri, ha apprezzato: dopo il lungo contratto con la Juve, ha scelto di mettere il baffo sulle maglie rosse.
Filosofo Via, trenta secondi di alto profilo provando a mancare di rispetto alla filosofia il meno possibile. La Juve si può abbinare a Hegel, teorico della razionalizzazione un po’ come Allegri, uomo concreto, e un po’ come Conte, che vuole controllare tutto quello che succede sul campo. Tesi (attacco), antitesi (difesa) e sintesi (il 352 che diventa 334). E la Roma? È epicurea, da Epicuro, un greco come Manolas, Torosidis e Holebas che cercava la felicità nei piccoli piaceri. Per un tifoso della Sud, un assist di Pjanic vale un campionato di Lulic.
Attrice A proposito di piaceri della vita: il cinema. Facile la ricerca di un’attrice «da Juve»: Uma Thurman ha il fascino freddo, può uccidere con la spada come in «Kill Bill». La Juve è così, spietata: vince due scudetti in fila e un’estate dopo punta ai cento punti. La Roma è meno gelida, più trasformista. Un po’ Angelina Jolie, che può essere donna di classe alla Pjanic e ragazza aggressiva alla Nainggolan.
Attore Questa è cattiva: la Roma è un po’ Di Caprio. Molto bravo, molto bello ma quando si tratta di vincere un Oscar trova qualcuno con qualche punto in più. Succedeva anche a Spalletti contro l’Inter. La Juve è Al Pacino: è sulla scena da anni e raramente sbaglia copione. Premio per l’interpretazione a Conte, che ha lasciato il segno: i suoi discorsi motivazionali valgono «Ogni maledetta domenica».
Personaggio storico Carlo V non è Ancelotti, che ha vinto altrove le sue 5 Coppe dei Campioni. Carlo V, quello vero, nel Cinquecento aveva un impero su cui non tramontava mai il sole. Un po’ come la Juve, che ha tifosi in tutto il mondo. La Roma preferisce la dimensione locale, i suoi tifosi combattono battaglie di quartiere con i laziali su chi abbia vinto di più (loro) e chi sia nato prima (gli altri). Si esalterebbero con un condottiero come Leonida, capace di imprese eroiche il 40 alla Juve del 2004 con 300 uomini o 300 milioni. Più o meno, quelli spesi da Sabatini (e non solo) dal 2010.
Musica Viste La Juve ha l’eleganza, la sobrietà di un pianoforte, che infatti non potrebbe mai avere i tasti nerazzurri. La Roma è Totti, quindi tecnica al top, improvvisazione, jam session: un sax. Fin qui, le categorie classiche. Il bello del «se fosse» però è che porta lontano, all’astrazione. Possono provare tutti. E se la Roma fosse una proposta di legge? Chiederebbe di riportare il fumo nei locali e in panchina, in omaggio a Zeman e Sabatini. E se la Juve fosse uno stile artistico? Sarebbe austera, lineare. In un certo senso, e questo non è un gioco di parole… «romanica».