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GAZZETTA DELLO SPORT Febbre a TrenTotti

Francesco Totti
Francesco Totti

(A. Pugliese) Trentotto istantanee, una per ogni anno, a suggellare un compleanno speciale. Una carrellata di momenti e immagini, tutte mostrate all’improvviso, con le lacrime agli occhi, come quando ti trovi davanti il film della tua vita e non puoi che commuoverti. Anche se oramai sei papà, hai famiglia, sei il simbolo di un popolo (quello giallorosso) e di responsabilità ne hai già affrontate una montagna, compresi due infortuni che definire terribili è dir poco. Per il suo compleanno Francesco Totti si è raccontato così, gustandosi e commentando 42 minuti di immagini che gli ha mostrato Roma Tv, la televisione di Trigoria. «Mi state mettendo tutte foto che mi fanno commuovere però», ha detto Francesco al primo giro, dopo appena dieci minuti di video. Da lì è andata sempre peggio, perché i ricordi si sono moltiplicati, proprio come le emozioni. E se al cuor non si comanda, alle lacrime men che meno…

Famiglia – Mamma Fiorella e papà Enzo, lo «Sceriffo», insieme a Riccardo, il fratello maggiore. Sono la sua famiglia, «se sono arrivato fin qui è solo grazie a loro, per fortuna sono sempre presenti, anche adesso che di famiglia ne ho una tutta mia». Perché dopo le prime immagini, quelle del battesimo e delle estati passate al mare a Torvaianica («Ero un nanetto, avevo i pantaloncini che arrivavano agli scarpini») anche con il cugino Angelo («Con lui e Riccardo ho un rapporto straordinario, in loro ho fiducia al mille per mille»), arrivano quelle con Ilary, Cristan e Chanel. Prima lei, la donna che lo accompagna da 12 anni: «Il matrimonio è stato uno dei giorni più belli della mia vita: è una donna straordinaria, bella dentro e fuori, anche se qualche difetto ce l’ha. Ma mi ha dato due gioielli e spero che me ne dia anche altri, è pure un suo desiderio». Già, i gioielli di famiglia, Cristian e Chanel: «Sono la mia vita, per loro farei qualsiasi cosa. Quando dormono vado lì e li guardo, li annuso». Durante, il giorno, invece, in giro per la città sono loro a chiedergli il perché di alcuni murales, come quello storico (e oramai imbrattato) del quartiere Monti: «Mi fanno: “Papà, perché stai sui muri?”. E io devo spiegarglielo. Non c’è cosa più bella di essere padre di due figli che ti amano». Così tanto, che se li porta sulla fascia, in ogni gara. «Lì ho voluto i loro nomi, in mezzo ad un’immagine che ricorda me ed Ilary».

Amici & Football – Poi ci sono gli amici, quelli del calcio, «anche se è difficile averne in questo mondo. Uno dei pochi è Buffon. Speravo di giocarci insieme prima o poi, magari alla Roma, ci siamo andati molto vicini. Poi c’è Nesta, siamo amici fin da piccoli». E Daniele De Rossi, per tutti Capitan Futuro, l’uomo che aspetta da una vita di prendere in mano l’eredità di Francesco. «Sono fiero che sia lui a prendere il mio posto, ma per me e i miei compagni è come se lo fosse già capitano, anche senza la C maiuscola. Con lui ho condiviso tanto, insieme abbiamo vinto un Mondiale e speriamo di vincere qualcos’altro». E poi c’è Cassano e c’è Maradona, ognuno a modo suo nel mondo di Francesco. Antonio con cui Totti ebbe un rapporto pazzesco, per poi interrompersi di colpo (litigarono per la divisione del cachet a «C’è posta per te», ndr ). «L’ho adottato come un fratello, ancora non so il motivo che ci ha allontanato. È un matto, ma anche il giocatore con cui mi sono trovato meglio, con i piedi parliamo la stessa lingua. Ha raccolto meno di quel che poteva: tecnicamente è uno dei più forti al mondo, ma con quella capoccia…». Maradona, invece, è stato un po’ tutto: «Il calcio in persona, ha fatto divertire tutti, non solo Napoli e l’Argentina. Quello che ha fatto lui non lo farà più nessuno». Anche se il poster nella cameretta di Totti era un altro, di Giuseppe Giannini. «Era il mio idolo: ho avuto la fortuna di conoscerlo, di giocarci e dormirci in camera insieme. E di fare quello che ha fatto lui: diventare capitano della Roma e giocare con il numero dieci».

Festa ed Olimpico – Oggi lo farà per la 711a volta in carriera, anche se probabilmente stavolta partirà dalla panchina. L’Olimpico gli tributerà una festa, con gli auguri più belli dei suoi tifosi proiettati direttamente sui megaschermi. E poi ci sarà tutta la sua famiglia, pronta ad un abbraccio infinito. Come quello dei tifosi, della sua gente. «Essere tifosi della Roma è un orgoglio a 360°, loro mi mettono i brividi addosso». Addosso, invece, lui si è tatuato il gladiatore, sulla spalla destra. «Un simbolo che ti trasmette forza, tenacia, passione e cattiveria, tutto ciò che serve per affrontare chiunque. Anche se in questa foto qui (gli mostrano Russel Crowe, ndr ) sembra più Mattia Destro che il gladiatore…».

I Gol della vita – Poi ci sono i gol, quelli che hanno disegnato tutta la parabola della sua vita. «Quello segnato all’Inter a San Siro (fuga e pallonetto nel 2005, ndr ) è probabilmente il più bello della mia carriera, anche se l’esultanza di Madrid, quando abbiamo battutto il Real in Champions, mi resterà dentro per sempre. Il Real è sempre stato la mia seconda squadra, vincere con un mio gol lì mi ha dato sensazioni incredibili». E poi il primo in Serie A («Quando mi dissero che giocavo dal via rimasi incredulo»), quello al derby («Uno dei tanti»), dello scudetto («Un sogno che spero possa ripetersi»), l’altro con cui superò Pruzzo nella classifica all time giallorossa e quello allo Shakthar, in Champions. «Il primo di sinistro dopo l’infortunio, mi dimostrò che me l’avevano sistemato bene». E poi quelli in azzurro: «Ogni volta che vedo il cucchiaio nella semifinale europea del 2000, ancora mi chiedo se fossi matto o no. Il rigore all’Australia, invece, fu decisivo: se non avessi segnato, non saremmo mai diventati campioni del mondo».

Allenatori e presidenti – La carrellata di immagini si chiude con le figure che l’hanno accompagnato nella crescita, un’istantanea dopo l’altra. «Mazzone è stato un secondo padre, mi ha cresciuto dentro e fuori. Garcia è un grande: persona vera, onesta, mentalmente ha un altro passo, con lui tutti danno il 101%. Montella invece diventerà uno dei più bravi in Europa». E i presidenti? «Sensi mi ha dato il cuore, l’anima, se sono rimasto sempre alla Roma lo devo a lui Carlos Bianchi gli disse o me o Totti, lui scelse me. Pallotta? Grandioso, è giovane dentro. Sta facendo grande la Roma e lo sarà sempre di più». Oggi, di grande, c’è soprattutto lui, Francesco Totti. Auguri capitano, 38 volte i n più.

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