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GAZZETTA DELLO SPORT ll City dietro balla. Gervinho sprint, chiave per volare

Gervinho
Gervinho

(P. Archetti) – Per raggiungere l’eccellenza, il «dove si gioca» va sostituito dal «come si gioca». Alla Roma è capitato pure di pigliare sette gol a Manchester, sponda United, aprile 2007, ma il concetto di «casa e trasferta» non comprende valori tecnici, bensì caratteriali. Se si nasconde la personalità non c’è salvezza e proprio il City ne è la dimostrazione con la misera prova di Monaco, persa sì all’ultimo istante ma dopo otto occasioni per i tedeschi contro due. Non è che Manuel Pellegrini sia stato battuto dallo stadio e dall’ambiente, ma dal suo modo di rinunciare al calcio: scelta che Garcia finora non ha mai mostrato. La Roma, oltre a tre punti in più, ha meno pensieri e più entusiasmo: ha vinto tutte le sei partite stagionali, mentre il City soltanto la metà, quattro su otto. Gli inglesi hanno segnato 19 gol contro i 14 giallorossi, ma il dato va depurato del 7-0 in coppa di Lega, torneo per riserve almeno all’inizio, contro lo Sheffield Wednesday che naviga nella categoria inferiore. Il City ha preso gol sei volte su otto, l’unica uscita senza reti contro in Premier è stata alla prima giornata, nel 2-0 a Newcastle, poi sempre molte concessioni che hanno portato a otto reti incassate.

Dove attaccare A Monaco, dopo 39 secondi, Thomas Müller aveva già sorpassato tutti gli avversari, portiere compreso: ha tirato sull’esterno della rete, però la scena non era frutto di un incidente, ma un’introduzione veritiera, il trailer del film della debolezza centrale. Se si riesce ad aggirare la montagna Tourè, con il palleggio rapido (Pjanic, Totti, Nainggolan) oppure passando dai lati e stringendo verso l’area, si arriva davanti a Kompany che spesso è più preoccupato del proprio compagno, chiunque esso sia, che degli attaccanti. E non a torto. Demichelis resta impigliato nell’agilità altrui, Mangala avrà futuro però sabato è stato disastroso contro l’Hull. I grafici sui tiri subiti in questa stagione sono pieni di freccette nella loro zona. Un trio senza prime punte come è quello Gervinho- Totti-Florenzi dovrebbe togliere anche i pochi appoggi per questi difensori a loro agio nel contatto ruvido ma non quando vengono chiamati fuori dalla linea. Nelle ultime otto eurogare in casa, il ManCity ha sempre subito gol, e nella scorsa Champions perse due volte su quattro.

I pericoli La linea di passaggi più calda è quella fra Tourè e David Silva: 134 «da e per» in Premier, 23 nell’unico match di Champions. L’ivoriano sbaglia poco (84 per cento di precisione), lo spagnolo unisce la tecnica al movimento: trequartista, esterno, seconda punta, è difficile da inscatolare. Se giocano Dzeko e Aguero, la sua opera può essere concentrata più sull’esterno, magari a sinistra dove manca Nasri e dove può bilanciare l’intensità dell’altro lato. I flussi di gioco di Pellegrini prediligono la salita da destra, con Zabaleta che torna titolare dopo la squalifica. Florenzi avrà il compito della prima opposizione all’argentino, che ha l’abitudine anche di tagliare verso l’area. Dalla riuscita del lavoro su di lui dipenderà la tranquillità del recinto sinistro della Roma. Dove Milner, teorico esterno alto, spesso si sposta sull’interno del centrocampo, lasciando spazio per far passare il terzino e mettendosi a guardia di una mezzala. Se sarà Pjanic ad averlo intorno, sarà una gran seccatura che si potrà evitare con gli interscambi con Nainggolan o l’aiuto di Totti.

Ripartenze La Roma fa le fiamme a destra (42,21 per cento con il Cska, 43,56 nella media campionato): tenere in ansia Kolarov e magari far spostare Fernandinho dal centro può facilitare le intrusioni di Gervinho, la cui splendida anarchia tattica dovrà preoccupare Pellegrini. Le ripartenze saranno fondamentali: nella passata Premier Mourinho inchiodò il collega con frecciate velenose e improvvise, dopo aver assorbito gli attacchi. Ma il City non è troppo inglese nella gestione del pallone, lo nasconde e lo sa trattare: Aguero, Silva, Dzeko, Fernandinho sono tecnici e intelligenti. Otto infortunati sono molti per Garcia, fra loro Castan, De Rossi e Astori sarebbero stati l’ideale per infittire i cespugli difensivi. La Roma ha vinto una sola volta in 17 trasferte in Inghilterra. Ma dove si gioca conta meno di come si gioca.

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