(G.Difeo) – Trentotto anni possono essere pochi o tanti, dipende da cosa fai. Se fai il campione, per esempio, fatichi ad arrivarci: Maradona e Pelé hanno giocato la loro ultima partita vera a 37 entrambi in fase calante, Cruijff era uno che già pensava da allenatore ed è praticamente passato dal duettare con un giovanissimo e rampante Gullit nel Feyenoord all’allenare un giovanissimo e rampante Van Basten nell’Ajax. Totti il traguardo lo taglia oggi, è ancora uno dei migliori al mondo nel mettere l’uomo davanti al portiere e di fatica accusata manco a parlarne, ecco perché è curioso sbirciare cosa facevano altri illustrissimi nell’anno del loro trentottesimo.
Il grande Platini era già un ex calciatore e un ex allenatore, proiettato verso una brillante carriera dirigenziale, George Best invece perse il braccio di ferro con l’alcol: tentò l’ultima carta in campo col Tobermore (Irlanda del Nord), poi fu arrestato per guida in stato di ebbrezza e tentata aggressione a un agente e passò Natale in prigione. Un’altra costante dei campioni trentottenni è che magari si ritirano ma poi ci ripensano: a Michael Jordan riuscì benino, 22,9 di media nel suo secondo come back a Washington, Muhammad Ali invece non riuscì a riprendersi il titolo dei massimi da Larry Holmes. Ma l’augurio vero per Totti arriva fuori dallo sport: a 38 anni Berlusconi esordiva sulla scena delle telecomunicazioni, Andreotti era ministro delle Finanze e parlamentare da 11, Obama viveva il suo secondo mandato da senatore dell’Illinois, Gianni Agnelli prendeva la presidenza dell’Ifi mentre il fratello Umberto a 25 quella della Federcalcio, Napoleone si accordava con la Spagna per attaccare il Portogallo, Giulio Cesare prendeva le prime cariche di potere importanti nella Roma repubblicana e ne sarebbe diventato praticamente padrone. Ecco: il bello deve ancora venire.