(M. Cecchini) – Se non fosse quasi blasfemo accostare Lenin ad una proprietà statunitense con venature (per giunta) repubblicane, il motto per il mercato della Roma a stelle strisce sarebbe: rivoluzione permanente. Un dato per tutti: alla conclusione del quarto mercato del nuovo corso, solo per la prima squadra sono arrivati 47 giocatori, 11 dei quali nella finestra appena terminata. In attesa di valutare gli ultimi acquisti, è interessante ripercorrere i 36 dei primi tre anni, cioè quelli che hanno concorso alla progressione: settimo, sesto e secondo posto. E un dato emerge sensibilmente: la difficoltà nel trovare una «classe media», cioè giocatori di rendimento non fenomenale però sicuro. Senza contare che anche l’allenatore, certamente, ha un peso decisivo nelle prestazioni.
ERA LUIS ENRIQUE Quanto il tourbillon di cambiamenti sia stato importante, lo denota che del primo mercato è rimasto solo Pjanic. E dei 12 acquisti, proprio come si diceva, quattro sono stati top (il bosniaco, Borini, Lamela e Osvaldo) e otto flop, con diverse sfumature. Non a caso Kjaer sta giocando assai bene nel Lilla, Gago è andato addirittura al Mondiale, mentre Stekelenburg e Josè Angel non hanno avuto decolli neppure altrove.
ERA ZEMAN-ANDREAZZOLI Discorso analogo anche per la stagione di Zeman, poi sostituito da Andreazzoli. Anche qui, se troviamo i primi dal rendimento costante (Bradley e Torosidis), la forbice tra eccellenza e mediocrità è ancora una volta sensibile, con sei non sufficienti e quattro ottimi (Castan, Florenzi, Destro e Marquinhos). Come dire, anche in questa annata gli sfortunati flop hanno zavorrato la lievitazione della Roma.
ERA GARCIA Non a caso, nella prima era Garcia – non appena le stelle hanno superato di numero le opacità – il rendimento dei giallorossi è cresciuto in modo esponenziale. Vero che Jedvaj, Toloi, Bastos e Ljajic non hanno convinto, ma De Sanctis, Benatia, Maicon, Strootman, Nainggolan e Gervinho hanno rovesciato l’inerzia del gruppo. Avviso ai naviganti: occhio che giocatori Jedvaj (ora in prestito) o Dodò (non utilizzato a quattro) possono ancora trasformarsi in ottimi giocatori, perché bisogna ricordarsi che non sempre nel mercato le scommesse riescono subito. Chiudiamo con un segno dei tempi: dei 47 acquisti ce ne sono stati 5 italiani più un oriundo. Ma siamo convinti che Prandelli, Conte e tutti gli innamorati della Nazionale non ne saranno rimasti sorpresi.