La zampata di Iturbe arriva prima del pane carasau. Il 2-0 di Gervinho subito dopo aver sorseggiato un ottimo rosso, dolce come solo certe serate di festa in Champions sanno essere. Tra una serie di antipasti di pesce e degli gnocchetti sardi ai frutti di mare Zdenek Zeman mercoledì sera si è gustato in tv anche la valanga di gol della Roma contro il Cska. Provando alla fine a scherzarci su: «Anche io oggi ho vinto 5-1, siamo pari…»,alludendo al risultato in amichevole del Cagliari contro il Selargius guidato da suo figlio Karel. Era il 1 febbraio 2013, a 19 mesi dall’ultima volta il tecnico boemo torna all’Olimpico. Roma-Cagliari 2-4 segnò la fine della sua seconda avventura in giallorosso, ora spera che domenica quel risultato da incubo si ripeta, a suo favore: «In schedina metto 2, devo essere professionale». Ma chi si aspetta guanti di sfida intrisi di fiele, resterà deluso. Il tempo ha corroso l’amarezza dell’addio: nè rabbia, nè veleno, nè sassolini da togliersi. Il vecchio maestro guarda avanti e verso i colori giallorossi e i tifosi romanisti usa solo parole d’amore.
Zeman, domenica non è una partita come le altre…
«Sono felice di entrare di nuovo all’Olimpico. Per me significa tornare a casa, visto che oltretutto da 20 anni abito a Roma. Sulla partita invece vediamo che succede, noi stiamo cercando di imparare a giocare al calcio. La Roma sa già come si fa. Per giocarci le nostre chance dovremo fare qualcosa in più rispetto a quello che riusciamo a fare in questo momento».
Certo la Roma che abbiamo visto insieme contro il Cska fa paura…
«Ha giocato un grandissimo primo tempo, sbagliando solo una palla, e in quel caso è stato bravo De Sanctis. I giocatori hanno divertito e si sono divertiti: 4-0 nel primo tempo in Champions non è un risultato che si vede spesso».
Cosa pensa di Garcia?
«Che è bravo, e lo ha dimostrato dal primo giorno dello scorso anno: dieci partite consecutivamente non le vinci per caso. Poi ha pagato qualche infortunio. Ma quest’anno la rosa è ancora più ampia e forte. I 16 punti di distacco dalla Juventus nell’ultima stagione sono tanti, ma il gap secondo me è adesso colmato, la Roma parte alla pari per vincere lo scudetto».
A guidarla in campo c’è sempre un eterno ragazzo con la maglia numero 10: cosa vuole dire a Totti?
«Checco, sei sempre il più grande di tutti. A 38 anni quello che sta facendo lui non lo ha mai fatto nessuno».
Fu lei ad affidargli la fascia di capitano quando aveva poco più di 20 anni, poi lo ha ritrovato quasi 15 anni dopo. Cosa è stato per lei Totti?
«Per me è stato semplicemente “Il giocatore”. Quello che sa fare tutto, in ogni parte del campo, che ha le giocate che nessuno si aspetta, che risolve le partite. Totti per tanti anni si è caricato sulle spalle la Roma: generoso, altruista, ha pensato sempre più alla squadra che a se stesso. Se fosse stato egoista il record di Piola lo avrebbe già superato. Sono stato fortunato ad averlo allenato due volte e spero di avergli lasciato qualcosa anch’io».
Lei in materia è il massimo esperto: chi ha il miglior attacco della serie A?
«Penso sempre la Roma, gli attaccanti di Garcia non li ha nessuno, e tutta la squadra li supporta e lavora per loro. Magari rischiano qualcosa in più dietro: rispetto all’anno scorso si vede qualche parata in più di De Sanctis».
La cessione di Benatia si fa sentire?
«No, penso dipenda da un atteggiamento di squadra ancora più offensivo. Benatia è stato sostituito bene. Astori lo ho avuto in ritiro ed è veramente bravo, mi spiace si sia infortunato e gli auguro di tornare presto. Che Manolas avesse i mezzi si vedeva già nella sua Nazionale, ma sta giocando davvero alla grande».
A Roma i tifosi giallorossi le vogliono sempre bene: lei per loro resta “il mister”.
«Un affetto reciproco che non si interrompe. Ironici, passionali, amano la squadra e non la lasciano mai»
Anni fa, quando non allenava, aveva come suoneria del telefonino “Grazie Roma”. Si può dire che è stata la squadra che ha più sentito sulla pelle?
«Si. Un’altra squadra con la tifoseria della Roma non l’ho mai avuta e non l’ho mai vista da nessun altra parte. In Europa il Barcellona, il Real o altri club hanno un bacino maggiore, ma per quello che ho visto io i tifosi della Roma hanno più passione, calore, attaccamento ».
Come sta il suo Cagliari?
«Sta cercando di imparare. Contro l’Atalanta non meritavamo di perdere. Abbiamo fatto 900 passaggi, come il Barcellona. Solo che loro sanno perché li fanno. Noi ancora no…».
E il suo rapporto con i sardi?
«Pensavo fossero silenziosi e invece parlano tanto, ma spesso non li capisco».
Allora quei cartelloni sulla campagna abbonamenti con il suo volto e le frasi in dialetto?
«Non so cosa vogliano dire, ma visto l’affetto che la gente mi dimostra, quelle frasi sono state scelte bene…