(L. Valdiserri) – È rimasta uguale la cosa più importante: sono le due squadre più forti e sono bastate quattro giornate per vederle in testa da sole, da naturali favorite per il campionato. Per il resto è cambiato molto e, a costo di fare inferocire i tifosi, divisi da sempre da una rivalità acerrima, si potrebbe dire che la Juve si è un po’ «romanizzata» e la Roma si è un po’ «juventinizzata». Tanto più in un clima di insolita alleanza «politica» delle due dirigenze, all’opposizione contro il governo Tavecchio/Lotito.
Un anno fa la Juve era leggermente dietro: 10 punti contro 12, per il pareggio ottenuto a San Siro, contro l’Inter. Adesso è a punteggio pieno ed è anche l’unica squadra con la porta ancora imbattuta.
La Roma mise insieme dieci vittorie consecutive, nello scorso campionato, e poi pagò soprattutto gli infortuni contemporanei di Totti e Gervinho. Quest’anno si è confermata con 4 vittorie su 4, ma ha in più la meravigliosa fatica della Champions League.
Garcia ha voluto e ottenuto per questo una «rosa» più ampia, per gestire il doppio sforzo, e il direttore sportivo Sabatini lo ha accontentato. L’acquisto più costoso è stato proprio quell’Iturbe che piaceva anche a Conte. A Parma, con una magica punizione di Pjanic, la Roma ha vinto nel finale, come le è successo spesso nel campionato scorso, ma ha anche dimostrato (Cska Mosca, Cagliari) di saper aggredire le gare dall’inizio, proprio come faceva la Juve di Conte.
La nuova Juventus di Massimiliano Allegri ha aumentato il possesso palla (è la prima in serie A, la seconda è la Roma), uno dei punti di forza del suo grande avversario. L’ex tecnico del Milan è stato bravo a partire con un’idea (la difesa a 4) ma a tornare al vecchio modulo (3-5-2) quando ha capito che la squadra non si ritrovava. In vista dello scontro diretto del 5 ottobre i bianconeri sembrano più in salute, visto che hanno recuperato Vidal e che Chiellini e Pirlo sono vicini al rientro, mentre la Roma ha 8 infortunati (Balzaretti, Strootman, Iturbe, Castan, Astori, De Rossi, Uçan e Borriello) e non ne recupererà nessuno.
Il turnover a cui i due tecnici hanno attinto a piene mani serve anche per evitare altri problemi, visto che prima del big match ci sarà l’impegno in Champions (Atletico Madrid-Juve e Manchester City-Roma).
C’è rispetto, ma c’è anche il vecchio gioco della scaramanzia. Francesco Totti, che domani compirà 38 anni, conosce l’arte: «La Juve è campione in carica, non ha venduto e si è rinforzata. Noi siamo la seconda squadra, quella da battere è la Juve. Diciamo che lo scorso campionato abbiamo mollato e c’è stata troppa differenza. Cercheremo di diminuirla».
Gigi Buffon, che con Totti ha vinto in azzurro il Mondiale 2006, ricambia: «Questo duello andrà avanti fino all’ultima giornata di campionato, perché la Roma ha la forza e la consapevolezza. Però restano ancora 102 punti da assegnare e per questo non me la sento di tagliare già fuori Inter, Milan o Napoli».
L’Inter è la «terza forza» indicata anche da Totti. Ma qual è la distanza dalle prime due?