(S. Carina) Passano gli anni ma Zdenek Zeman è sempre lo stesso. Per carità qualche ruga in più, il solito sorriso beffardo accompagnato dalla volontà di far ammattire l’interlocutore di turno parlando a voce molto bassa, senza tralasciare la volontà di stupire. Prendere o lasciare. Figura che ha diviso e continua a dividere: chi lo ama all’eccesso (quasi a idolatrarlo) e chi lo detesta. Con lui non c’è mai una via di mezzo. La cosa lo diverte, alimenta il personaggio ma forse – alla lunga – è stata controproducente per la sua carriera. I detrattori lo scherniscono, definendolo «il Maestro» e dipingendolo come un intransigente che utilizza ancora metodi di lavoro di 20 anni fa, compie spesso scelte tecniche scellerate, è incapace ad organizzare la fase difensiva e instaurare rapporti umani con i calciatori. Inutile negarlo: a volte, anche nel recente passato, è accaduto. Altre meno: Totti(«Zeman ha contribuito in maniera decisiva alla mia crescita professionale e personale»), Nesta(«Ogni calciatore deve sperare di essere allenato da lui, è stato fondamentale per la mia carriera»), Immobile («Al boemo devo tutto»), Verratti («Se sono al mondiale il merito è di Zeman») e Nedved («Gli sarò sempre grato, anche se capisco il suo calcio solo adesso e di avere sbagliato molto in campo») la pensano in modo differente. «La gente di Roma mi ha sempre dimostrato affetto. Spero che continui», ha ricordato ieri il tecnico.
«RUDI È IL MIO OPPOSTO»
Per una volta non ne è così sicuro. E’ consapevole che dopo l’esonero di un anno e mezzo fa, il rapporto con parte della tifoseria giallorossa si è incrinato. Non (solo) per i risultati ma per quel braccio di ferro dialettico e tecnico con De Rossi (e Pjanic) che molti non gli hanno perdonato. Oggi si giocherà la partita come al solito, a viso aperto, pur consapevole delle difficoltà alle quali andrà incontro: «Per me è una partita come le altre, ma prediligo confrontarmi contro squadre come la Roma.Cercano sempre di fare gioco e di conseguenza ti fanno anche giocare. L’ho vista contro il Cska, meglio se uscivo. Garcia? E’ bravo ma siamo diametralmente opposti. Lui punta maggiormente sul possesso palla, io decisamente meno». Non chiedetegli se come ex si aspetta sconti: «Non credo a chi dice che la Roma è sazia dopo la sonante vittoria in Champions – ha spiegato – Come direbbe il mio amico Mazzone, ‘magara’».