Torna la rubrica di GazzettaGialloRossa.it “IL MIGLIORE E IL PEGGIORE“. Offriremo un’analisi delle prestazioni del calciatore che ha maggiormente brillato e di quello che, invece, ha convinto meno nelle gare della As Roma.
Quarta vittoria consecutiva in campionato per la Roma di Rudi Garcia che espugna il Tardini e porta a casa tre punti importantissimi al fotofinish, rimanendo in cima alla classifica a braccetto con la Juventus a 9 giorni dalla super sfida di Torino. Match piuttosto duro per i giallorossi che per tutti i 90 minuti hanno dovuto sudare per trovare buchi nel muro gialloblu costruito ad hoc da Roberto Donadoni, che come unica soluzione offensiva ha scelto Antonio Cassano che ha impensierito la retroguardia capitolina solo in un’occasione, con un tiro da fuori area su disattenzione di Torosidis. Tre punti sudati e fondamentali per la corsa scudetto.
IL MIGLIORE: Pjanic
Fino al minuto 88 il migliore in campo poteva essere solo lui, Francesco Totti, il numero 10 uscito dal prato verde tra gli applausi di una buona parte del Tardini (compresa quella gialloblu) per i tocchi di alta classe messi in mostra in tutta la partita, vedi l’assist perfetto per Ljajic e i numerosi lanci col contagiro non sfruttati al meglio da Gervinho. Ma si sa il calcio è fatto di episodi, occasioni. E così con l’uscita di Totti, è stato Pjanic a volersi prendere l’incarico di trascinatore. Tre minuti dalla fine del match, Destro conquista una grande punizione al limite dell’area. Ogni tifoso sa che sarà l’ultima occasione della partita. Anche Pjanic lo sa. Tutti i tifosi si portano le mani in viso speranzosi. Il numero 15 prende la palla e la posizione accuratamente. Davanti a lui il muro gialloblu e i suoi stessi tifosi che sono li pronti a sostenerlo e a sostenere la squadra, anche in caso di un pareggio deludente, ma ingiusto. Dopo una breve chiaccherata in chissà quale lingua con Manolas per sapere forse quale fosse il calcio di Holebas, Pjanic gonfia il petto e si prende l’incarico. Rincorsa breve, la solita, con i tre passi e respiro profondo. Fischio dell’arbitro Mazzoleni e poi la luce. Un tiro secco a scavalcare la barriera e a battere un impotente Mirante, facendo esplodere il settore ospiti e una città intera che già vedeva la fuga della Juventus. Una magia, un arcobaleno, una pennellata degna del suo soprannome scelto da Carlo Zampa che mai come oggi si compiace della sua scelta: Giotto.
IL PEGGIORE: Gervinho
Si capisce sin da subito quando non è la sua giornata. Velocità contenuta, stop non riusciti e dribbling disinnescati. Ieri sera Gervinho è sembrata la brutta copia di quella vista in campo appena tre giorni prima contro il Cagliari e soprattutto, di una settimana prima contro il Cska. Quando non riesce a trovare sbocchi e a sfruttare la sua velocità disarmante, fa fatica ad entrare in partita. Totti ci prova ed a tratti ci riesce, lanciandolo in profondità in due-tre occasioni, ma con scarso risultato. Le uniche volte che avrebbe l’opportunità di far gioire i suoi tifosi, le getta al vento con stop sbagliati o sbagliando o ritardando gli appoggi nei confronti dei suoi compagni. Ingolfato, rimandato. Forse merita un po’ di riposo e contro il Verona lo otterrà visto che tra 6 giorni ci sarà il big match contro il Manchester City, nel Paese dove lo hanno criticato quotidianamente quando vestiva la maglia dell’Arsenal. Lì la Roma avrà bisogno delle sue falcate e le motivazioni di certo non gli mancheranno…
A cura di Leonardo Esposito (Twitter @Lnrd_Spst)