(A. Austini) «Crede di avere 28 anni», scherza Garcia. Lui che lo vede tutti i giorni allenarsi in campo e poi giocare le partite, sempre allo stesso livello. Di anni, in realtà, Totti ne compie 38 oggi e come fai a lasciarlo fuori?
Uno strappo alla regola del turnover ci può stare davanti a un pubblico che si prepara a festeggiarlo con il cuore, ma dopo Roma-Verona ci sono due sfide in casa di Manchester City e Juventus che il capitano non vorrebbe saltare per nulla al mondo. Alla fine il «compromesso» potrebbe essere una mezzora finale al posto di Destro o di un altro compagno, a seconda di come si mette la gara. Sperando che sia anche la Roma a festeggiare, la sera a cena Totti riunirà la famiglia e gli amici più stretti, compreso l’inseparabile Giovanni Malagò presidente del Coni.
Qualsiasi sia la decisione di Garcia per la partita, Francesco accetterà. Perché gli anni, anche se non sembra, passano e la nuova fase della maturità in cui è entrato gli consiglia qualche panchina in più per allungare la carriera. Con Rudi si trova a meraviglia, «è un grande – racconta – e non lo dico perché mi deve far giocare: mentalmente ha un altro passo, ha capito in fretta il calcio italiano. Ci fa stare bene e noi gli diamo il 101%, sperando di condividere cose importanti molto presto».
La «cosa», inutile nasconderlo, è lo scudetto. Vincere il secondo con la maglia della Roma è un sogno finalmente a portata di mano. Così quando la tv di Trigoria gli mostra l’immagine del 2001, gli occhi diventano lucidi e Totti non può nascondere il suo obiettivo: «Spero di riuscire a ripetere quel momento prima di smettere».
Adesso si può. Lui che ne ha viste di tutti i colori fiuta l’aria di grandezza portata dagli americani. «Pallotta – prosegue il capitano a Roma Tv – è un personaggio stupendo, giovane dentro. Sta facendo grande la Roma e continuerà in futuro: vediamo se riesce darci lo stadio e io aspetto con ansia di sapere se potrò giocarci o meno».
L’ottimismo per il futuro e il rispetto del passato. «Franco Sensi mi ha dato il cuore, l’anima e ha scelto me quando Carlos Bianchi voleva sostituirmi con Litmanen. Mazzone è stato un secondo padre, Cassano è un matto ma anche il giocatore con cui mi sono trovato meglio. L’ho adottato come un fratello, poi ci siamo allontanati non so bene per quale motivo. Però adesso ogni tanto ci sentiamo». Se Buffon è «uno dei pochi amici che ho nel calcio, speravo di giocarci insieme e ci siamo andati vicini», con Nesta «ho sempre avuto un gran rapporto». E De Rossi? «Sono fiero che sia lui il capitano del futuro. In realtà già lo è anche se non indossa la fascia».
Prima di tutto, però, viene la famiglia. «I miei genitori mi hanno fatto crescere nella maniera migliore ed è anche grazie a mia moglie Ilary se riesco a fare sul campo quello che voglio. Mi ha dato due gioielli e spero me ne dia altri». Perché fare il papà gli piace quanto il pallone.