(D. Stoppini) – Qui la storia del Mali Princ, «Il Piccolo Principe», funziona anche al contrario. Qui è il pilota Rudi Garcia che chiede al bambino «mi disegni una pecora?». Mi disegni una punizione, Mire? Certo che sì, l’arte non è sconosciuta per Pjanic, se il disegno vincente è il sesto con la Roma, con Gillet, Consigli, Marchetti, Da Costa, Reina e Mirante come invitati alla festa (altrui), attori non certo principali, vittime delle sei punizioni vincenti del bosniaco da quando è in Italia. E l’arte è naturale, si impara ma solo fino a un certo punto: il resto lo fa quel piede destro.
ALLENAMENTI E PLAYSTATION Perché mica può essere lecito pensare che i quarti d’ora passati a Trigoria a fine allenamento per provare i piazzati abbiano davvero migliorato il gesto tecnico di Pjanic. Mica si può immaginare che le punizioni alla Playstation siano davvero elemento di ispirazione. Sì, tutto questo accade davvero. Ma poi il bosniaco va oltre. «Ho un debole per lui, è il nostro Piccolo Principe», è l’investitura ufficiale ricevuta da Francesco Totti. Detto da uno che nel Principe Giuseppe Giannini ha sempre visto il suo idolo, sa quasi di benedizione urbi et orbi.
PURE CON LA PALLA OVALE Benedizione anche per Garcia. E c’è da capirlo il francese quando dice, in perfetto italiano, che «se esce Totti basta dare la palla a Pjanic e lui inventa una punizione da genio». Genio Pjanic è ora il secondo romanista con più calci piazzati diretti vincenti degli ultimi 20 anni: 6 centri, come il brasiliano Marcos Assunçao, 7 in meno di Totti. Nelle ultime 4 stagioni in Italia il primo in classifica è Pirlo, a quota 10, con Lodi fermo a 8. Pjanic sul podio della Roma e della Serie A, allora. E se «il meglio deve ancora venire» lo canta Ligabue, sarà d’accordo pure Juninho Pernambucano, che in molti dipingono come il maestro di Pjanic anche se il modo di calciare dei due è estremamente diverso. «Presto Pjanic raggiungerà i livelli di Pirlo», disse il brasiliano – ex compagno ai tempi del Lione – durante l’ultimo Mondiale. Profetico o conoscitore, fate voi. Di certo il Piccolo Principe si aiuta in tutti i modi. Bosniaco di Roma, i trucchi del mestiere li conosce bene.
A Parma fingeva di parlare con Manolas per studiare chissà quale schema, nel frattempo arretrava con il pallone per guadagnare spazio vitale e dar modo alla traiettoria di scendere nel punto giusto, dove Mirante poteva solo aggiungersi alla lista dei beffati. Godimento estremo per Pjanic, che prova un gusto particolare nel gol su punizione. Ama il tiro da fermo, come se per un momento il calcio si trasformasse in uno sport individuale, lui e il portiere avversario, lui e i pali da centrare. Anche quelli del football americano vanno bene: in estate, al campo d’allenamento dei Denver Broncos, il bosniaco fece centro anche con la palla ovale. E l’anno scorso si divertì a calciare con gli azzurri del rugby. Anche lì, disegnò meraviglie da Piccolo Principe.