(G. Capuano) – D’accordo, era un teatro diverso (quello dell’Old Trafford) ed era l’altra squadra di Manchester, però i sette schiaffi del 10 aprile 2007 che condannarono la Roma di Spalletti a uscire con vergogna dalla Champions League. Un 7-1 che fu salutato dalle prese in giro dei tabloid inglesi e che segnò il momento più basso della gestione-Spalletti. Quella era una Roma forte e che sfiorò anche la conquista dello scudetto, salvo poi sciogliersi al confronto con una grande d’Europa. Era già la Roma di Totti e De Rossi, entrambi in campo quella dannata sera a Manchester: Daniele segnò anche l’unica rete romanista quando i giochi erano già abbondantemente fatti e dall’altra parte c’era il super-United di Ferguson, Rooney e Cristiano Ronaldo che di lì a poco si sarebbe schiantato in semifinale sul meraviglioso Milan di Carletto Ancelotti lanciato verso il trionfo di Atene. Ci sono tante differenze, insomma, ma c’è anche il fascino di una sfida che deve aiutare Roma e il calcio italiano a cancellare la vergogna di quella sera. Ecco 7 motivi (7 come i gol dello United al povero Doni nell’aprile 2007) per cui la Roma di Garcia può e deve sperare di vivere una notte diversa nell’altra Manchester…
1.LA MOTIVAZIONE IN PIU’ DI ESSERE IN UN GRANDE PALCOSCENICO
Per la Roma è la gara-chiave, ancor più forse che per il City. Tornare in Europa era il grande obiettivo di Garcia ed è stato raggiunto. Adesso si tratta di capire quale può essere il cammino dei giallorossi; se di primo piano, sognando una clamorosa qualificazione, oppure di rincorsa con riflessi anche sul campionato per il dispendio di energie fisiche e psicologiche. Motivazioni che caricano di significati ineguagliabili l’attesa della Roma, mentre possono mancare al City, più abituato a questi palcoscenici e, forse, più distaccato. Non è detto che sia un vantaggio quando, oltre alla testa, serve anche il cuore per tentare l’impresa. Da non sottovalutare, poi, che la Roma arriva a Manchester da capolista del girone e gli inglesi devono rincorrere. Non è un caso che nelle ore della vigilia in tanti abbiano usato parole di prudenza e rispetto
2.QUESTA ROMA E’ PIU’ FORTE DELLA ROMA DI SPALLETTI
Doni in porta, la linea difensiva composta da Cassetti, Mexes, Chivu e Panucci, a centrocampo De Rossi, Pizarro, Wilhelmsson, Vucinic e Mancini con Totti prima punta nel 4-2-3-1 disegnato da Spalletti. Meglio questo undici o quello che Garcia ha a disposizione per uscire indenne dall’Etihad? Magari la difesa si potrebbe scambiare contro profitto, però in mezzo al campo e davanti la Roma di oggi sembrano in vantaggio. E poi c’è la profondità della rosa che non è equiparabile. Allora dalla panchina sbucarono Faty, Rosi e il giovanissimo Okaka (e resterono seduti a guardare Curci, Defendi e Ferrari). Oggi, malgrado le assenze pesantissime di Astori, Castan, Strootman e De Rossi, Garcia si può appellare a Cole, Iturbe, Destro e Ljajic. Non c’è paragone.
14 settembre 2011, il giorno in cui il Napoli di Mazzarri mise piede nella Champions League affrontando proprio all’Etihad il primo scoglio di un girone duro quanto questo. Gli azzurri furono capaci di guardare negli occhi l’avversario e di spaventarlo portando a casa un prezioso 1-1 su cui avrebbero costruito l’incredibile passaggio del turno. Segnò Cavani a metà ripresa e rimediò nel finale Kompany. Il City di Mancini si dovette accontentare dell’Europa League e il copione si è ripetuto anche nel 2012-2013, quando gli inglesi finirono addirittura quarti dietro a Borussia Dortmund, Real Madrid e Ajax. La partita chiave? Sempre la prima in casa, contro i tedeschi: 1-1 e girone compromesso.
Gervinho a destra con l’aiuto, magari, a partita in corso di Iturbe dall’altra parte dove comunque all’inizio ci sarà Florenzi, eroe della sfida contro il Verona. La Roma di Garcia è una squadra molto ‘europea’ come costruzione di gioco, non rinuncia mai alla sua identità e il pokerissimo contro il Cska Mosca – per quanto facilitato dalla pochezza difensiva dei russi – ha dimostrato come la velocità degli avanti possa mettere in croce chi si apre e gioca. Quello che accade in Europa e a maggior ragione può accadere a Manchester in uno stadio che vuole l’impresa e contro una squadra alla quale serve la vittoria per rimettere in piedi le sorti del girone. In più c’è un dato statistico da tenere a mente: la difesa di Pellegrini è molto poco imperforabile. Ha incassato fin qui gol in 6 occasioni su 8 e Kompany, vero valore aggiunto, non sempre riesce a coprire i buchi degli altri.
Il Capitano può entrare nella leggenda se riuscisse a segnare un gol. Sarebbe il più anziano (con rispetto parlando) marcatore della Champions League battendo Giggs, uno che da queste parti conta qualcosa. Metterla alle spalle di Hart significherebbe anche cancellare il numero 0 dalla casella dei gol su azione contro squadre inglesi, fin qui quasi inespugnabili per Totti che ha all’attivo solo un rigore vincente realizzato al Newcastle nella Coppa Uefa del 1999. Voce da archiviare al capitolo ‘motivazioni speciali’…
Mai come questa volta la Roma rappresenta tutti e non solo se stessa. Accadrà anche alla Juventus nella tana dell’Atletico Madrid. Il nostro calcio ha mille problemi ed è in ritardo sul resto d’Europa, però queste sono le notti in cui ci si può mettere tutto alle spalle, giocare con coraggio e determinazione, far vedere che non siamo morti e che il nostro ‘meglio’ non è poi così diverso dal ‘meglio’ degli altri. Juventus e Roma rappresentano oggi la locomotiva d’Italia. E’ quanto possiamo esportare con il nostro marchio e speriamo che non ci deludano.