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REPUBBLICA.IT Infortunati, da De Rossi a Gomez: sembra un ospedale è la serie A. La Roma è la squadra più tartassata

Iturbe
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(C. Stefanizzi) – Sembra un bollettino da ospedale ma è la serie A. Se nessuno si è fatto male nottetempo cadendo dal letto o stamattina facendosi la barba (e non lo escluderemmo), sono 53 i giocatori che salteranno sicuramente il primo turno infrasettimanale della stagione in serie A per problemi fisici. E l’elenco non comprende coloro che al momento sono segnalati in dubbio ma che potrebbero infoltirlo nelle prossime ore. Siamo solo a metà settembre, c’è già stata una sosta, eppure con ogni probabilità nella quarta giornata verrà superata la soglia dei 3 indisponibili di media per squadra, contando solo gli infortunati. Decisamente troppi.

Gli ultimi casi in ordine di tempo riguardano pezzi da novanta come Mario Gomez e Daniele De Rossi: il tedesco dovrà fermarsi almeno 3 settimane per una lesione di primo grado alla giunzione miotendinea del flessore destro, tempi più o meno simili per il centrocampista della Roma, vittima di una lesione al soleo del polpaccio sinistro. Ma l’ultimo turno di campionato ci ha consegnato un vero e proprio bollettino di guerra, con il drammatico “crac” dell’argentino Santiago Gentiletti (che non tornerà prima di 6 mesi per la rottura del crociato) e altri contrattempi più lievi ma comunque fastidiosi, come l’infrazione ossea a un piede che priverà la Lazio anche di Lucas Biglia per i prossimi 30 giorni e le noie muscolari che costringeranno ai box per le prossime partite lo juventino Caceres e il romanista Uçan, mentre Mariano Izco del Chievo è stato addirittura operato per drenare l’ematoma originato da una brutta contusione alla coscia riportata domenica. Fino al caso limite di Jacopo Sala, il centrocampista del Verona che, dopo aver saltato parte della preparazione e le prime due giornate di campionato per un problema alla caviglia, sarebbe dovuto rientrare domenica a Torino, prima di rimediare un infortunio muscolare nella rifinitura e tornare ai box senza passare dal via.

E, ben inteso, questi sono solo gli ultimi. La tipologia è varia e in alcuni casi si tratta di circostanze non prevedibili né controllabili, come l’aritmia cardiaca riscontrata nei giorni scorsi a Jonathan Biabiany o gli intoppi ben più lievi che hanno messo ko Enzo Maresca (appendicite acuta) e Leandro Castan (otite). Ma nella maggior parte di casi la natura degli infortuni appartiene alle due macrocategorie tipiche: traumatica e muscolare, con una leggera predominanza della seconda.

La domanda è la solita ma non si può fare a meno di porsela una volta di più:perché? I ritmi forsennati imposti dal calendario nel calcio moderno sicuramente non aiutano, così come l’accresciuta velocità del gioco rispetto a qualche decennio fa (anche se il nostro calcio in questo senso non è neppure paragonabile ai campionati più importanti). Ma non c’è solo quello. Se si esclude la Roma, che con i suoi 8 infortunati è la squadra più tartassata di questo avvio di stagione (e il cambio di preparatore atletico probabilmente non ha giovato, costringendo i giocatori ad adattarsi a nuovi ritmi e metodologie), non si registra una differenza sostanziale in termini di infortuni tra i club che prendono parte alle coppe e quelli che non vi partecipano. Mazzarri, ad esempio, ha tutta la rosa dell’Inter a disposizione, il Napoli ha un solo indisponibile, Juve e Fiorentina 3 e il Torino 4. La Lazio, invece, non ha impegni europei, eppure conta già 5 giocatori in infermeria, come l’Udinese, mentre Milan e Palermo sono già a quota 4.

Il problema, semmai, è che ai ritmi e al numero di impegni si affianca una sempre minore cura della preparazione, anche nel periodo ad essa tradizionalmente deputato, ossia il precampionato. La necessità di raccattare qualunque genere di introito possibile spinge le società ad accettare tournée estive in località esotiche e climaticamente non ideali fin dai primissimi giorni di ritiro, circostanza che non può non incidere sulla corretta impostazione del lavoro. E anche la consueta distinzione che tutti gli allenatori tendono a fare tra infortuni muscolari e traumatici, al fine di sollevare se stessi e i rispettivi staff da una parte delle responsabilità, sta in piedi solo fino a un certo punto. Perché ci sono le entrate scomposte degli avversari, e su quelle si può far poco, ma su una discreta fetta degli infortuni ossei, tendinei e legamentosi incide anche la preparazione non ottimale, rendendo i movimenti meno fluidi e i muscoli poco adatti a supportare le articolazioni. Il risultato è unasessantina di giocatori ko già dopo 3 giornate di campionato e un turno europeo. Ossia oltre il 10% dell’intero parco giocatori della serie A, percentuale che cresce notevolmente se consideriamo solo quelli effettivamente utilizzati.

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