(F.Bianchi) – Una vittoria per il calcio italiano: Roma e lo Stadio Olimpico saranno fra le sedi di Euro 2020, l’Europeo che tra 6 anni celebrerà il 60esimo anniversario dalla prima edizione attraverso un torneo itinerante nel continente. L’annuncio è arrivato oggi dall’Esecutivo Uefa riunito a Ginevra. Roma è fra le 12 città che si è aggiudicata il pacchetto standard, comprensivo di tre gare della fase a gironi e di una gara della fase a eliminazione diretta (ottavi o quarti di finale). In particolare nella Capitale si giocherà uno dei quarti di finale. Oltre a Roma, sono state selezionate Monaco di Baviera (Germania), Baku (Azerbaijan), San Pietroburgo (Russia). Il pacchetto per le semifinali e la finale è invece andato a Londra. Gli azzurri (chissà chi sarà il ct) giocheranno due partite in casa se si qualificheranno. Ma sino al 2019 non lo sapremo. L’Europeo 2024 si terrà in Germania. Raggiante Tavecchio: “L’Italia è il punto di riferimento per i prossimi anni”. San Siro, come noto, ospiterà la finale di Champions del 2016. Molto contento anche Malagò, n.1 dello sport italiano.
Folta la delegazione italiana a Ginevra in occasione di questa vittoriosa trasferta: Giancarlo Abete, vicepresidente Uefa, il direttore generale Uva, il vicedirettore Francesca Sanzone, Sergio Di Cesare, Giovanni Spitaleri, Niccolò Donna, Paolo Corbi e l’avvocato Mario Gallavotti. Assenti solo Demetrio Albertini, che molto ha fatto per questo dossier, e Carlo Tavecchio per motivi di opportunità essendo ancora sotto indagine Uefa. L’Italia era uscita mal messa da altre due candidature: gli Europei 2012 andarono a Ucraina-Polonia, quelli del 2016 alla Francia. Non sempre i dossier hanno un peso: a volte contano di più le scelte geopolitiche (per non parlare poi di Qatar 2022…). Un successo adesso per il nostro calcio, questa formula ci ha consentito di avere una tappa dell’edizione del 2020. Ma né San Siro né l’Olimpico sarebbero in grado di ospitare una finale europea: non sono certo paragonabili a Wembley o all’Allianz Arena. Come è noto (ma non a tutti), niente barriere e niente biglietti nominativi: l’Uefa non ne vuole sapere, solo in Italia ci siamo inventati strumenti di controllo-repressione che si sono rivelati (sovente) inutili. Resta però il problema sicurezza, a Roma è diventato quasi impossibile giocare di sera: ma nel 2020, per fortuna, a Roma non ci saranno più il questore Mazza e il prefetto Pecoraro. Sì, perché dopo la drammatica sera del 3 maggio, finale di Coppa Italia, ora c’è stato il bis in Roma-Cska. Incapacità e disorganizzazione.
“Colpa della polizia russa”, ha detto il questore Massimo Maria Mazza: da Mosca, secondo lui, erano arrivate indicazioni che “parlavano di pochissimi tifosi pericolosi”. Bastava informarsi con l’Uefa: il Cska lo scorso anno era stato punito per comportamenti razzisti dei suoi tifosi. Incidenti fuori dell’Olimpico (con lacrimogeni, coltellate e famiglie in fuga), incidenti dentro l’Olimpico (“non so proprio perché i tifosi russi fossero così vicini ai romanisti, non è mai successo prima”, ha detto uno dei 13 stewards feriti). Un disastro. Bisognerà organizzarsi meglio in occasione dell’arrivo degli inglesi del Manchester City: ma Alfano, si sa, difende prefetto e questore, intoccabili. Va migliorato anche il lavoro di intelligence della Digos: possibile si siano fatti prendere allo sprovvista? L’Uefa lo sa, ormai: Roma è un problema (non solo nel calcio, per la verità).