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REPUBBLICA.IT Roma, Totti: “Vincere ancora prima di smettere”

Totti Pjanic
Totti Pjanic

(M. Monti) – Infinito sul campo, e fuori. Sabato le 38 candeline del giocatore più importante della storia della Roma, del miglior marcatore in attività del campionato italiano con 235 reti, del secondo bomber di sempre della Serie A. In conferenza stampa Rudi Garcia ha detto che crede di avere 28 anni; il numero dieci continua a pensare al presente e alla sua voglia di proseguire a giocare a calcio, la sua vita, cercando di vincere ancora. Nello slide-show trasmesso dalle frequenze di Roma TV, Francesco Totti parla della sua carriera a 360° raccontando il rapporto con Daniele De Rossi, Gigi Buffon e Antonio Cassano. Del suo amore per Roma e la Roma. Scavando le emozioni vissute negli incontri con Papa Wojtyla, Papa Francesco e Diego Armando Maradona. Commuovendosi nel parlare della sua famiglia e dei suoi figli. Facendo commuovere tutti gli appassionati di calcio che sperano che il tempo possa fermarsi per preservare la ricchezza dei suoi piedi e la rilevanza storica della sua figura e delle sue azioni in campo.

La famiglia – Era il 1976 quando a pochi passi da Porta Metronia Francesco Totti veniva alla luce da papà Enzo e mamma Fiorella. Gli occhi lucidi dalla commozione nel vedere le foto della sua famiglia non lo fermano dal parlarne a cuore aperto: “E’ grazie a loro che sono arrivato a questo punto. Mi hanno dato tanto come genitori e tuttora li ho sempre dietro. Ho una famiglia con moglie e figli ma loro sono sempre presenti e questo mi ha aiutato tantissimo. Con mio fratello e mio cugino Angelo ho un rapporto straordinario – dice con la voce strozzata in gola – posso sempre farci affidamento ed è anche grazie a loro se sono arrivato a fare quello che ho fatto. Trovare le parole giuste non è facile“. Eppure, dalla regia del canale tematico giallorosso sembrano quasi voler fare in modo che il momento strappalacrime non subisca interruzione alcuna. Gli mostrano le foto dei suoi figli e di sua moglie: “Sono la mia vita, per loro farei qualsiasi cosa. Guardo Christian e Chanel, ci parlo, ci gioco. Anche quando dormono li osservo, li annuso, guardo come dormono e quello che fanno. Quello che ti danno i figli non te lo dà nessuno ed essere padre di due bambini che ti amano è la cosa più bella del mondo. Ilary? Una ragazza splendida – continua Totti – che mi ha dato tanto, che mi fa stare bene. Ha qualche difetto come tutti – dice mentre ridacchia – ma mi ha dato tutto, compreso i miei due gioielli. Spero che me ne dia altri perché anche è ciò che vorrebbe anche lei“.

Tra ricordi e amici romani – Certo, non tutti sono abituati a vederlo così emozionato. Tutti sono, invece, abituati a vedere le sue magie sui terreni di gioco, sin da quando era piccolo: “Già da quando ero nanetto al campo di Torvaianica avevo capito che il pallone per me era tutto, il divertimento e la passione“. Proiettano le foto del primo derby, contro Alessandro Nesta: “E’ un mio grande amico, abbiamo fatto tutto il settore giovanile insieme fino alla prima squadra. Già si vedeva che potevamo diventare i capitani delle nostre rispettive squadre. Abbiamo avuto sempre un grande rapporto, durante le nazionali giovanili ci frequentavamo spesso e tuttora siamo in contatto“. Un altro amico, forse di più, è Daniele De Rossi: “Ci ho convissuto tanti momenti belli e brutti, abbiamo vinto un mondiale insieme e speriamo di vincere ancora. E’ un personaggio importante, per me è capitano nonostante non indossi la fascia“. Poi l’immagine del primo gol in A contro il Foggia, il 4 settembre 1993, ventuno anni fa: “Ricordo il giorno prima quando il mister mi disse che avrei giocato dall’inizio con Fonseca al posto di Balbo. Rimasi incredulo, non me lo sarei mai aspettato di esordire così giovane in Serie A: un’emozione unica“. Altre emozioni, il gol in pallonetto nel 5-1 rifilato nel derby alla Lazio – “uno dei più belli” – e il cucchiaio a San Siro contro l’Inter – “Ancora non ho capito se è il primo o il secondo gol più bello della mia carriera. C’è tutto: classe, tecnica, astuzia, forza. Una rete stratosferica“. La rete all’Olimpico contro lo Shakhtar Donetsk, al rientro dal brutto infortunio che aveva rischiato di comprometterne la presenza al mondiale del 2006 “fu la prima marcatura di sinistro dopo l’infortunio, la prima partita in Champions con la Roma da quando ero tornato in campo. Mi accorsi che il sinistro stava ancora bene, anzi me l’avevano sistemato ancora meglio“. E la rete al Bernabeu contro il Real Madrid? “Segnare in campi così importanti ti trasmette emozioni incredibili. Averlo fatto lì, contro la seconda squadra per cui ho tifato da quando ero ragazzino, aver vinto grazie alla mia rete… sarebbe il sogno di qualunque calciatore“. Emozioni diverse, invece, quello della commemorazione diGabriele Sandri sotto la Curva Nord bianco-celeste: “Un gesto che mi venne dal cuore, al di là del tifo. Ho avuto l’istinto di andare al funerale perché andava oltre la fede di ogni tifoso. Morire per una partita di calcio è una cosa vergognosa, non dovrebbe mai succedere“.

Garcia, la Roma e i tifosi – Rudi Garcia sogna che il suo capitano possa ripetere le imprese eroiche – come quelle contro il Real Madrid – già a partire da martedì contro il Manchester City, quando la Roma incontrerà gli inglesi per il secondo appuntamento della competizione europea: “Il mister è un grande e non lo dico perché mi deve far giocare – scherza Totti a Roma TV – Non era semplice pensare che uno straniero sarebbe subito entrato nell’ottica del campionato italiano. Mentalmente ha un altro passo: ogni volta che viene uno straniero in Italia i primi anni fa fatica, lui invece ha fatto in contrario. Ha creato una grande squadra e un grande gruppo, che si era sfaldato dopo due anni di brutte prestazioni. Io non lo conoscevo prima che venisse – confessa il numero dieci – e ora posso dire di aver incontrato una grande persona, vera, che tratta tutti alla stessa maniera, che fa sentire tutti importanti e che ci fa sentire bene. Quando un giocatore sta bene, all’allenatore dà il 101%. Speriamo di condividere con lui cose importanti, molto presto“. Come lo Scudetto: “Il 17 giugno 2001 difficilmente lo dimenticherò. Fare gol sotto la Curva, vincere quello che ho sempre sognato è una gioia indescrivibile e spero che possa ripetersi prima che smetterò“.
L’amore viscerale dei suoi tifosi – “Solo a guardarli ti vengono i brividi, il loro amore non te lo dà nessuno” – nonostante si sia trovato a dover “spiegare ai figli il perché sia ritratto sui muri della città“, è motivo di gioia e gratificazione. Spera di vedere il nuovo stadio di proprietà il prima possibile, magari di giocarci prima dell’addio: “Sarà la nostra casa, dove i tifosi trascorreranno parecchio tempo anche quando non ci saranno le partite. Ci saranno cose belle al di là dello stadio. Solo vedendo il plastico vengono i brividi: giocarci sarebbe il massimo, so che è difficile ma aspettiamo tutti con ansia. L’importante è che si faccia“. Dipenderà molto dalla volontà di James Pallotta: “Il presidente – dice Totti – è un personaggio grandioso. E’ giovane dentro, è un tutto fare. Segue ogni cosa, si interessa, gli piace come ci comportiamo nei suoi confronti e viceversa. E’ giovanile, disponibile. Sicuramente farà grande la Roma: se un giorno ci dovesse dare questa grande gioia di poter avere uno stadio tutto nostro sarebbe ancora più grande, ma è lo stesso, anche se non dovesse riuscirci”. Poi una parola nei confronti della vecchia proprietà: “Franco Sensi per me è stato un padre e Rosella si è comportata da sorella maggiore“.

I Papi, Maradona e la Nazionale – A ruota libera continua Francesco Totti al susseguirsi di immagini di repertorio. Incontri con figure come Papa Wojtyla e Papa Francesco – “Giorni indimenticabili” – e Diego Armando Maradona: “E’ il calcio, la sfera che gira. E’ come se ci fosse la sua faccia sul pallone, quello che ha fatto lui nessuno l’ha fatto e mai lo farà. Tutto quello che c’era da fare nel calcio lo ha inventato lui: abbracciare il giocatore più forte della storia del calcio è bellissimo, una cosa che mi emoziona“. Il numero dieci ha avuto l’occasione di giocare con tanti campioni del calcio durante la sua lunga storia da calciatore: Gianluigi Buffon – “Uno dei pochi amici che ho nel calcio, l’ho sempre stimato” – Antonio Cassano – “Un matto, tecnicamente uno dei calciatori più forti al mondo. Solo che la capoccia l’ha condizionato…” – Montella – “Diventerà uno dei più forti allenatori in Europa“. Non rimpiange nemmeno di aver salutato la Nazionale dopo aver toccato il tetto del mondo con la vittoria in Germania del 2006: “E’ stata la cosa più importante che ho vinto, insieme allo Scudetto con la Roma. E’ il sogno di qualunque giocatore, rimani segnato tutta la vita. Vai in giro e ti chiamano ‘Campione del Mondo’ anche oggi, apri il petto e ti senti forte. Una soddisfazione bellissima ma se non avessi segnato il rigore all’Australia probabilmente neanche saremmo passati. Ho avuto il coraggio, la freddezza di calciarlo. Venivo da un brutto infortunio, non sapevo se sarei riuscito a partecipare. Ma con la determinazione e la voglia ce l’ho fatta. Il cucchiaio a Van der Sar? Ogni volta che lo rivedo non capisco se ero matto. Lì per lì avevo paura, poi coraggio, testa e istintività mi hanno detto di farlo“. Testa e istintività spingono tutti a desiderare di bloccare le lancette del tempo, congelare i 38 anni perché, in fondo, ha ragione Garcia nel dire che sembra ne abbia 28. E se è lui a crederlo, il “giocatore enorme“, forse bisognerebbe lasciarglielo fare il più a lungo possibile.

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