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SCONTRI COPPA ITALIA L’avvocato Pisani: “La perizia del Racis è inammissibile”

Scontri
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«Abbiamo perso un ragazzo e ora i mass media, e non solo, stanno mistificando ciò che è accaduto. La verità uscirà, nel processo». Il legale della famiglia Esposito è fermo e deciso nel commentare gli «spifferi» sulla perizia del Racis. «Ogni bugia uccide Ciro un’altra volta».

Angelo Pisani, legale sulla cresta dell’onda e titolare di alcune tra le inchieste più importanti in Italia (Maradona contro il Fisco, il caso Fortuna Loffredo, una delle bimbe precipitate da un palazzo di Parco Verde di Caivano, l’omicidio di Ciro Esposito la sera della scorsa finale di Coppa Italia), ha deciso di parlare con Giornalettismo delle voci incontrollate sui fatti del 3 maggio 2014. E pur ribadendo la volontà di far emergere la verità nel processo, non rinuncia a sottolineare quelle che lui e la famiglia Esposito considerano “le clamorose inesattezze mediatiche” di questi giorni.

L’incidente probatorio è stato rinviato al 3 ottobre. Ma in tv e sui giornali se ne parla come se fosse avvenuto.

Sicuramente siamo vittime di bombe mediatiche. In questo caso non ci sono solo le bombe carta di Gastone contro i pullman napoletani, il 3 maggio, che avrebbero potuto provocare una strage, ma ci sono, purtroppo, anche queste, altrettanto pericolose. Ogni volta che c’è un appuntamento serio dell’iter processuale, escono notizie ad hoc per disorientare l’opinione pubblica. Noi aspettiamo il 3 ottobre per la verità processuale, ma chiediamo che si smetta, subito, con queste ipotesi mediatiche ed irrilevanti.

Perché accade tutto ciò?

Davvero non lo so. Questa è la solita contraddizione dell’Italia. Avviene un omicidio di un ragazzo, ucciso con una pistola da un’altra persona. Ma non si parla di questo, dei moventi dell’assassino e dei suoi complici, ma di fantomatiche coltellate. Come mai al Gemelli non vedono ben quattro ferite, così gravi da necessitare, pare, di punti di sutura? Lo stesso soggetto, l’imputato, nell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice non ha parlato di armi da taglio, né di aver subito ferite da esse. De Santis parla solo ed esclusivamente di botte. E ai primi medici non fa alcun accenno a queste coltellate. Le prime ferite da armi da taglio compaiono in un referto l’8 maggio. Cinque giorni dopo gli eventi tragici che hanno portato al ferimento, poi letale, di Ciro. E ricordiamo che “Gastone” ha diversi precedenti per rissa, in cui potrebbe averle subite. Non e’ una novità per nessuno questo documento, ma stranamente emerge nel giorno dell’ìncidente probatorio sulla maxi perizia del Racis sui fatti del 3 maggio. E, intendiamoci, la cosa più evidente e tragica, anche in questa perizia, risulta essere la morte di Ciro Esposito sparato dal De Santis.

Qual è la posizione sua e della famiglia Esposito su questa perizia?

La perizia, al di là delle fuoriuscite scorrette e intempestive, è anche lacunosa e presenta valutazioni impossibili per un perito che deve valutare fatti ed evidenze, non certo basarsi sui se o sui ma. O peggio, proporli. La perizia, poi, non è idonea all’incidente probatorio perché tutte le valutazioni sono state fatte senza avere la perizia medico-legale sul De Santis. Assurdo. Quindi abbiamo chiesto di non ammetterla. Nella metodologia è totalmente sbagliata, al di là del suo valore scientifico. I suggerimenti delle possibii coltellate, poi, arrivano dallo studio legale del De Santis.
E un’altra cosa: questi periti non si sono neanche presentati all’appuntamento previsto per l’incidente probatorio. Per questo è sopraggiunto il rinvio al 3 ottobre. Perché non avvertire di un sopravvenuto impedimento? Perché costringere i genitori di Ciro a tornare, inutilmente, in quella Capitale che ha tolto loro un figlio? Credo vi sia, in questo comportamento, una mancanza di rispetto professionale e umana.

Come mai da giorni si parla solo di un coltello dei napoletani e non dell’omicidio?

Per rovesciare la realtà, per trasformare le vittime in carnefici, per attaccare Napoli e i napoletani sapendo di avere terreno fertile nell’opinione pubblica. Anziché parlare del coltello trovato poi sulla scena della rissa e che nessuna prova dice esser dei tifosi napoletani, perché non vi è il minimo indizio in proposito, puntiamo piuttosto i riflettori e l’attenzione sulle armi mortali, sugli spari e sugli invisibili responsabili dell’agguato ai cittadini partenopei, da parte di soggetti portatori di bombe carta, esplosivi, armi e perché no, anche coltelli a questo punto. Anche se su quest’arma il Racis ha individuato tracce ematiche che riconducono al Dna di De Santis, come nel caso della pistola dallo stesso utilizzata per uccidere Ciro, non è detto che non abbia macchiato anche quell’arma nei movimentati e concitati minuti dopo l’agguato al pullman fortunatamente non andato a fuoco.

Come fa a dire che non ci sono prove del fatto che l’arma da taglio non fosse di un tifoso azzurro?

Non c’è nessuna impronta e nessuna prova sul manico, quindi il coltello a serramanico trovato sulla scena della rissa scoppiata il 3 maggio in viale di Tor di Quinto non può dirsi appartenere al gruppo di tifosi napoletani che prese parte alla prima fase dell’aggressione a Daniele De Santis e neanche sulla lama ci sono tracce di sangue tranne meri aloni che non dimostrano nulla. Senza prove non si può dire di chi è il coltello, né sembra esser di colore azzurro. E se vogliamo fare anche noi delle ipotesi, certo non meraviglia che chi porti una pistola e spari ad altezza uomo possa avere anche un coltello con sé. Su quest’arma il Racis non ha illustrato in sede di incidente probatorio i risultati della perizia, ha individuato solo aloni di tracce ematiche che riconducono esclusivamente al Dna di De Santis che in tanti modi, ripeto, possono aver macchiato il coltello.

Genny ‘a Carogna. So che non è il suo legale, ma non trova che lo stiano usando scientificamente per sviare l’attenzione dal vostro procedimento?

Non mi occupo del suo caso, quindi ne parlo da esterno. Io so che le vittime sono solo nella famiglia Esposito, vittime di questi “spifferi”, sui quali bisognerà indagare individuandone i responsabili, ma anche della mancanza di soccorsi, di un’Italia disorganizzata, di istituzioni che hanno sbagliato. Ad esempio mi colpisce che la polizia non fosse presente sul luogo dell’omicidio di Ciro Esposito, ma sia riuscita a seguire Gennaro De Tommaso passo passo, quello stesso giorno. Fin dall’inizio, Genny ‘a Carogna è stato un elemento di distrazione. E di cosa sarebbe colpevole? Di una maglietta che al massimo riportava un’opinione sbagliata? Da quando chiedere la revisione di un processo è reato?
So solo che ogni qualvolta la verità si avvicina, tirano fuori lui. Per quello che vedo io non può assolutamente essere imputato di reati. Anche perché se le azioni che conosciamo devono portare sempre all’arresto, temo debbano mettere dentro tutti gli ultras di tutti gli stadi italiani. E’ comunque ingiustificabile, sbagliato e irrispettoso per la memoria di Ciro e per la prova di grande caratura morale e senso civico che ha dato e sta dando la sua famiglia, accostare questi due procedimenti, due fascicoli totalmente diversi.
Esce tutto quello che deve confondere le idee della gente, i mass media sono bravissimi in questo, e lo si fa per mostrare i napoletani nella luce negativa a cui ormai siamo abituati. Mentre gli invisibili rimangono invisibili.

Tra questi invisibili ci sono anche i famosi complici di cui parla spesso Antonella Leardi?

Le indagini difensive ci hanno detto che c’erano molte persone insieme al De Santis (dato avvalorato dalla Procura di Roma, che indaga 4 persone tra i tifosi giallorossi per tentanto omicidio – ndr), e molti nel pullman erano terrorizzati per questo. Porteremo tanti testimoni, in aula, per ribadire la verità dei fatti. Cercano di portarci altrove, lontano dalla verità, non si parla mai dell’aggressore, ma di tutt’altro. Perché?

Voi sapete chi sono questi complici? E’ vero che uno di loro sarebbe ora all’estero?

A noi realmente non ci hanno detto chi sono, ma ce li hanno descritti per quanto possibile fosse vederli in quegli attimi di terrore. Magari lei che è di Roma sa qualcosa più di me, che non abito nella Capitale.

La famiglia Esposito cosa prova in questi giorni?

Ogni volta che ci sono queste strumentalizzazioni a rallentare la verità, la madre rivive l’inferno di quella sera. E Ciro viene ucciso un’altra volta. Tutti noi, e anche il mondo del calcio, dobbiamo pretendere la verità per ristabilire la giustizia e tornare all’essenza di questo sport che Ciro amava così tanto. Lo dobbiamo a un ragazzo generoso, dobbiamo fare in modo che il suo sacrificio per difendere gli altri aggrediti non rimanga vano.

Avete un nastro di 4 minuti, registrato da Ciro. In questi momenti in cui escono così tante informazioni sbagliate non le viene voglia di renderlo pubblico?

No. Le bugie hanno le gambe corte, con il tempo la verità emergerà. Non ci interessa l’excusatio non petita, il tentativo di avvalorare la legittima difesa. E’ assurdo che l’autore di un agguato possa solo chiederla. Noi aspettiamo il processo, parleremo lì, non entriamo in questa giostra mediatica, è ridicola nella forma e nei contenuti, e risulta grottesco anche chi la mette in moto.

Nel processo cercherete di evidenziare anche le colpe e gli errori delle Istituzioni?

L’orgnizzazione, la condotta, gli sbagli e le dichiarazioni irresponsabili di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza della città e dei tifosi si commentano da sole. All’esito del processo tutti risponderanno per le loro responsabilità penali, civili, risarcitorie, amministrative, non c’è dubbio. Dovremo capire, in aula, chi, come e perché ha sbagliato. Non possiamo dirlo noi, sarà il processo a farlo.

Fonte: Giornalettismo

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