Nella cornice fatta da un pubblico composto dai vari Roma Club francesi, Rudi Garcia è stato l’ospite speciale de ‘Le Club du Dimanche’ sulla pay tv francese Be In Sport. L’allenatore francese, già ospitato lo scorso anno dalla trasmissione transalpina, ha parlato della sua avventura italiana sottolineando le novità registrate in questa sua esperienza in Serie A.«C’è una cultura del lavoro diversa in Italia – ha spiegato Garcia – perché i giocatori sono abituati ad impegnarsi con maggiore intensità e non solo sul campo. Anzi dopo gli allenamenti prolungano le sessioni in palestra e questo permette loro di essere preparati in maniera più adeguata, soprattutto in occasione di incontri ogni tre giorni».
Garcia si definisce un uomo fedele e stuzzicato su una sua possibile partenza dalla Capitale ha risposto in modo secco: «Non ho alcuna voglia di pensare ad altri orizzonti: finché il progetto del club coincide con il mio penso non ce ne sia motivo, anche se sono uno sempre con le valigie in corridoio. La vita può prendere strade imprevedibili è certo, ma per me bisogna lavorare sul presente ed oggi il mio si chiama Roma. Ho una buona relazione con il presidente e la società, abbiamo le stesse ambizioni e vogliamo andare lontano. Amo la logica e nel momento che prendo una decisione è perché ho degli elementi certi in mano. Fino ad oggi non penso di aver sbagliato nulla in carriera, sto vivendo una bella esperienza, vivo un altro paese e sto apprendendo una nuova lingua, ma soprattutto un nuovo modo di vedere il calcio».
La realtà italiana ha messo il francese di fronte ad una doppia sfida, non solo quella sportiva, ma anche a quella della comunicazione: «Per essere un buon allenatore oggi due sono cose importanti, la parte tecnica e quella della comunicazione, che sia interna o di relazione con i media. Oggi è più difficile fare il coach, perché il ruolochiede una preparazione diversa e più complessa, per fortuna ho un ottimo staff che mi circonda e mi aiuta a gestire il tutto. La pressione in italiana è molto più alta che in Francia».
Una chiosa sulla squadra e sul centrocampo giallorosso, vero punto di forza della sua Roma: «Il cuore del team è robusto e dinamico, poi se necessario c’è Totti a dare man forte. Non è un caso il bel gioco espresso contro il Manchester City e Francesco è il nostro jolly perché sa come giocare e non devo chiedergli sforzi per irrobustire il centrocampo. Cercavo giocatori forti e complementari al centro: è chiaro che stanno lavorando molto e per far si che siano sempre al massimo ho bisogno di molti cambi. Il ritorno di De Rossi e Strootman sarà un passo importante. Sono contento dell’apporto di Keita: è arrivato in punta di piedi e si sta imponendo, è un giocatore migliore di quello che abbiamo visto al Barcellona».
Fonte: corriere dello sport