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AS ROMA Losi: “Non portavamo lo stemma sulle maglie ma io ce l’avevo e ce l’ho dentro al cuore. Totti il migliore di sempre, a De Rossi voglio molto bene”

Giacomo Losi
Giacomo Losi

Lo storico capitano Giacomo Losi, terzo giocatore per numero di presenze totali in giallorosso dietro a Totti e De Rossi, ha parlato della sua splendida carriera con i colori della Roma.

Il suo primo presidente Sacerdoti.

“Al primo anno di Roma non giocavo titolare. Il presidente a fine anno venne da me, mi diede una busta e mi disse: “Continui così, a comportarsi bene come fa prima da uomo e poi da giocatore”. In quella busta c’era mezzo milione. Ci comprai il terreno dove costruimmo casa con i miei genitori”.

Jesse Carver.

“Fu l’allenatore che mi fece debuttare nella gara contro l’Inter al posto di Eliani. Me lo disse martedì e si giocava domenica. Dormii poche ore in cinque giorni. Appena entrato in campo, ho visto il pubblico romano. Non era una tifoseria organizzata ma il calore del tifo si sentiva bene. Vincemmo 3-0”.

Il gol alla Sampdoria.

“Segnai anticipando Bernasconi di testa. Vincemmo in nove perché praticamente io rimasi in campo senza poter riuscire a colpire il pallone con il piede destro. Una partita indimenticabile”.

La vittoria della Coppa delle Fiere.

“Pesava quella Coppa ma non la diedi in mano a nessuno. I compagni la volevano ma la tenni con me. La finale con il Birmingham, fu una storia eccezionale. Non era una coppetta, non è stato facile vincerla. Abbiamo eliminato ottime squadre. Vincemmo due spareggi per andare in finale”.

La prima Coppa Italia vinta.

“Segnò Nicolè, vinta contro il Torino. Il presidente era Marini Dettina. La prima Coppa Italia fu una grandissima soddisfazione”.

Pedro Manfredini.

“Arrivò in Italia, nessuno lo conosceva. Divenne “Piedone” per una fotografia fatta all’aeroporto. Era un grande rapinatore d’area di rigore, fu uno dei migliori in quel ruolo. Metteva sempre dentro il pallone, anche quando sembrava fosse sparito dal campo”.

Anacleto Gianni.

“Lo chiamavamo Anacleto V perché arrivammo sempre quinti in classifica. Era un grande presidente, molto passionale. Un uomo eccezionale, non ce ne sono più così”.

Alcide Ghiggia.

“Arrivai a Roma e mi dissero che avrei giocato con un campione del Mondo contro il Brasile, battuto col suo gol. Avevo 19 anni, in allenamento giocavo con le Riserve (l’attuale Primavera) e lo incontravo sempre perché giocavo terzino destro. Negli allenamenti la gente mi notò perché con la mia gioventù riuscivo ad anticiparlo. Ghiggia non si impegnava più di tanto e mi faceva fare bella figura”.

Giocare con la benda alla testa.

“A Bologna. Ero a bordocampo, il dottor Cerretti mi stava medicando. Pascutti stava andando verso la porta, io entrai e lo fermai in corsa a pochi metri dal portiere. La fascia però non era stretta e mentre correvo lasciai la scia con la fasciatura. Pur di essere utile alla squadra, mi sarei rotto due volte la testa”.

Helenio Herrera.

“Vincemmo solo la seconda Coppa Italia e purtroppo fu lui una delle causa che mi portò ad andare via dalla Roma. Avevo ancora due stagioni, ma la dirigenza decise con Herrera di regalarmi il cartellino. Io volevo rimanere a vita nella Roma, dando qualcosa anche dopo aver giocato. Potevo andare in altre squadre ma decisi di smettere”.

La maglia della Roma.

“Una volta non aveva stemmi o scudetti sulle maglie, non c’erano queste cose. Io però lo stemma della Roma ce lo avevo e ce l’ho dentro al cuore”.

Francesco Totti

“E’ il più grande giocatore che la Roma e l’Italia abbiano mai avuto dopo il dopoguerra. Non dovrebbe mai mancare un giocatore così. Molti lo stanno scoprendo solo ora, ma per me è stato ed è uno dei giocatori più forti del mondo”.

Daniele De Rossi

“Un altro grande giocatore. Dopo Totti sarà lui a continuare la stirpe dei grandi giocatori romani, capitani della Roma. Daniele è un ragazzo generoso, una persona speciale. Voglio bene a questi ragazzi perché li ho visti crescere e gli voglio bene perché hanno sempre dato qualcosa di più”.

James Pallotta

“Sono stato felice che mi abbia richiamato per partecipare alla storia della Roma. Chi non conosce la propria storia ha una grave mancanza. Il presidente ci fa partecipi in tante occasioni. Mi auguro che continui a lavorare come sta facendo. A parte lo stadio che stiamo aspettando tutti, mi ha promesso di affiancarlo al momento del taglio del nostro”.

L’Hall of Fame

“Come dicevo, questa società ci ha dato modo di essere ancora parte della Roma. Grazie all’Hall of Fame i tifosi che magari non ci consocevano, ora ci conoscono e questa è una cosa bellissima”.

Fonte: Roma Tv

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