(L.Valdiserri) – Ci sono pareggi che valgono come vittorie. Ci sono partite che fanno fare un salto in avanti a tutta la squadra. Manchester City-Roma è una di quelle serate. Il pareggio, al termine di una gara molto intensa, certifica quattro fatti:
1) la Roma in quarta fascia era una bestemmia calcistica;
2) Francesco Totti deve giocare fino a 40 anni e poi si vedrà;
3) Rudi Garcia può insegnare psicologia all’università: ieri è riuscito a recuperare agli occhi di tanti miscredenti Ashley Cole, dopo aver fatto lo stesso con Ljajic;
4) la qualificazione agli ottavi di finale è ancora una salita durissima da affrontare, ma lo è anche e ancor di più per il Manchester City.
Il pareggio lascia tutto aperto, perché la qualità degli avversari è altissima, ma la Roma non sarà più la stessa. Aveva battuto il Cska con il gioco, ha messo alle corde il City con il gioco, più la personalità. Non c’era altra strada, visto che agli assenti — Balzaretti, Strootman, De Rossi, Castan, Astori, Uçan e Borriello — si aggiunge Morgan De Sanctis, che non ha recuperato dal risentimento muscolare alla coscia destra, eredità di Roma-Verona. Gioca Lukasz Skorupski, 23 anni, polacco, 270’ in tutto nella porta giallorossa (90’ in Coppa Italia e le ultime due di campionato, quando la Roma non aveva più nulla da chiedere).
Non si fa tempo a iniziare che il City va in vantaggio. Al 3’ Maicon è ingenuo a trattenere Aguero, in area, su una palla di Silva che l’argentino non avrebbe potuto raggiungere. L’arbitro Kuipers è avvertito dall’assistente di porta e, dopo qualche secondo, fischia il rigore che lo stesso Aguero trasforma. Il pensiero di molti va al 10 aprile 2007, contro l’altra squadra di Manchester, lo United: il terribile 7-1 iniziò con un gol di Carrick dopo 11’. Ma questa è un’altra Roma e ci pensa Francesco Totti a rianimarla. Passano due minuti e il capitano inventa un assist per il break di Maicon: fucilata che colpisce la traversa e rimbalza vicino alla riga di porta. Neppure la sfortuna ferma la Roma, che continua a fare gioco più del City.
Gli inglesi si affidano a Dzeko, che difende la palla come sa fare un grande centravanti e restano pericolosi, ma le azioni più nitide sono giallorosse. La più bella, al 23’, porta al pareggio. Bravo Nainggolan a servire al volo Totti, sul filo del fuorigioco. Lo «scavetto » con cui il numero 10 batte Hart è di classe sopraffina e ricorda il famoso «cucchiaio» inflitto a Van der Sar. È il primo gol di Totti su un campo inglese e gli vale anche un record: è il calciatore meno giovane (più anziano non si dice) ad aver segnato una rete in Champions League. Ma le statistiche non raccontano tutto: è il coraggio con cui la Roma e il suo meraviglioso trentottenne affrontano la gara che stupisce lo stadio, per lunghi periodi ammutolito. La partita non ha un attimo di sosta. Gervinho impegna Hart, poi Kuipers potrebbe fischiare un secondo rigore per fallo di mano di Manolas, ma si fa prendere dal dubbio. Si pensa che la ripresa non possa andare meglio e invece, per mezzora, la Roma è padrona del gioco perché il suo centrocampo fa più e meglio di quello avversario. C’è sofferenza solo nel finale, quando Totti esce perché domenica c’è la Juve e tenere la palla in alto diventa più difficile. Impossibile fare vere classifiche di merito, ma una parola va detta per Yanga Mbiwa: Garcia ha scelto l’uomo prima del calciatore e, ancora una volta, ha avuto ragione.