(L.Valdiserri) – Il campionato, come ha detto Rudi Garcia in tempi non sospetti, è il pane quotidiano. La Champions League, come è successo ieri sera, in una terribile replica del 7-1 di Manchester (10 aprile 2007), è un pane che ti può spezzare i denti. La Roma sbatte contro il Bayern di Guardiola e si fa molto male. Se non è un colpo mortale è perché il Cska Mosca fa un grande favore ai giallorossi fermando sul 2-2 il Manchester City, che era in vantaggio 2-0. Così le possibilità di qualificazione per la Roma, paradossalmente, non crollano dopo il turno di ieri. È di questo che Garcia deve convincere se stesso e la squadra.
Semmai è l’immagine di squadra già pronta per la Champions — non per vincerla, naturalmente, ma per essere competitivi anche contro i più bravi — che ha subìto un colpo durissimo. Nessuno pensava a un divario così enorme, ma è la stessa cosa che è successa al Brasile nella semifinale del Mondiale contro la Germania, guarda caso chiusa con lo stesso risultato. La notte dell’Olimpico può essere letta in due modi. Il primo è che è stata una serata di quelle maledette, che ogni tanto capitano. A Garcia era già successo, proprio contro il Bayern Monaco, il 7 novembre 2012. Era anche allora una notte di Champions e Rudi sedeva sulla panchina del Lille: il primo tempo all’Allianz Arena finì 5-0 per il Bayern, come è successo ieri all’Olimpico, la gara 6-1. Il secondo è analizzare ferocemente cosa non ha funzionato e cosa, anche se pochissimo, ha funzionato. La disamina deve essere spietata, ma è necessario focalizzarla a qualcosa di positivo per non perdere la testa.
Nel primo quaderno ci vanno: 1) l’azzardo del 4-2-3-1 iniziale, con le ali del tridente che non aiutavano abbastanza il centrocampo, Pjanic nella terra di nessuno e poca protezione davanti alla difesa; 2) l’insostenibile leggerezza di Cole, andato a fondo contro Robben e caduto dopo 9’ nella finta che l’olandese fa dall’inizio della sua carriera, rientrando sul sinistro e piazzando il tiro a giro; 3) la pessima serata di De Sanctis, soprattutto se confrontata con un paio di grandi parate di Neuer, una decisiva su Gervinho perché arrivata un minuto dopo l’1-0, nell’unico sussulto della Roma.
Nel secondo quaderno, con molte meno pagine, ci può stare questo: 1) Gervinho da centravanti è sembrato l’unica arma efficace contro la difesa del Bayern, dove Benatia (fischiato ogni volta che toccava la palla ma senza che l’ostilità degenerasse mai) si è preso una vendetta completa; anche se la partita era ormai morta l’ivoriano ha segnato, colpito un palo, sfiorato un altro gol ed è stato fermato per un offside inesistente quando stava dirigendosi da solo verso Neuer; 2) il comportamento dello stadio e in particolare della curva Sud, che ha sostenuto la squadra per 90’ e alla fine ha intonato il coro «Vinceremo il tricolor». Sintesi tifosa ma perfetta: nel nostro campionato la Roma resta da corsa, se non si farà travolgere da questa notte di pane duro.