(L. Valdiserri) Non è il momento della Roma. Lo dicono le cifre: una sola vittoria nelle ultime cinque gare (3-0 al Chievo all’Olimpico) con due pareggi in trasferta (Manchester City e ieri sera la Sampdoria) e due sconfitte (immeritata contro la Juve, fragorosa contro il Bayern). La squadra di Garcia aveva cominciato, tra campionato e coppa, con sei vittorie consecutive, ma la sua forza era anche nel poter pescare in una rosa molto ampia. Ieri, a Marassi, mancavanoMaicon, Castan, Manolas (squalificato), Keita e Strootman; Pjanic e Iturbe erano in panchina, uno perché affaticato e l’altro perché non ancora al top dopo un problema al ginocchio. Tutto questo, più un palo di Gervinho alla mezzora e una super parata di Romero su Florenzi, nel finale, lasciano i giallorossi per la prima volta in stagione senza gol e senza la possibilità di tenere sotto pressione la Juve, che oggi contro il Palermo può allungare.
Il tempo dirà se questo pareggio nella tana della Sampdoria — unica imbattuta in campionato insieme alla Juventus, 4 vittorie su 4 a Marassi fino a ieri sera — sono due punti persi o uno guadagnato. Quello che è certo è che Sinisa Mihajlovic ha fatto fare un salto qualitativo alla squadra, che pressa con continuità e non pensa soltanto a difendersi, come fanno in molti contro la Roma. Anche i blucerchiati hanno avuto le loro occasioni:Yanga-Mbiwa ha salvato a corpo morto su Soriano, che aveva fatto un grande break, al 19’ s.t., e quattro minuti dopo Okaka ha clamorosamente calciato alto, da due metri, una punizione di Gabbiadini filtrata tra quaranta gambe. La Roma ha fatto qualcosa in più, la Sampdoria non ha certo demeritato il pareggio.
C’era chiaramente tanta attenzione sulla Roma, uscita con le ossa rotte dalla sfida di martedì sera con il Bayern Monaco. I più pessimisti ricordavano come il Brasile — dopo il 7-1 subito in semifinale contro la Germania — avesse cominciato la partita dopo, la finale per il terzo posto con l’Olanda, prendendo rigore e gol dopo tre minuti. Le cose non sono state così catastrofiche, per i giallorossi, ma la squadra è sembrata comunque contratta. Nel primo tempo, soprattutto, non ha avuto la velocità necessaria per spostare rapidamente il pallone e la difesa di Mihajlovic. Florenzi ha sostituito Pjanic con qualità diverse e il meglio è arrivato quando il bosniaco è finalmente entrato in campo. Ma era tardi.
Totti e De Rossi non sono riusciti a dare il loro solito contributo, la coppia di terzini greci (Torosidis e Cholevas) non ha inciso. C’è da dire che a Garcia mancava completamente la linea difensiva titolare: Maicon, Manolas, Castan, Balzaretti (o Cole, in panchina). Si è sentita l’assenza soprattutto del terzino brasiliano. In più Nainggolan, comunque il migliore, è stato costretto ad altri 90’. Il rientro a breve di Keita e quello più lontano di Strootman saranno ossigeno. Adesso la Roma deve tenere duro, cercare di non perdere troppo terreno e recuperare forze e giocatori. A Garcia il compito di far passare il periodo più difficile da quando è arrivato a Roma. Senza dimenticare che, prima di lui, c’erano le macerie della Coppa Italia.