(L. Valdiserri) – Era più facile vincere allo Juventus Stadium. Gestire il dopo-Rocchi, per la Roma, rischia di essere un’impresa. Perché la città freme, indignata per quello che ha vissuto come l’ennesimo scippo. Perché la politica si è messa di mezzo. Perché il giorno dopo è peggio, come Rudi Garcia sintetizza in un tweet: «A mente fredda questa partita fa veramente del male al calcio italiano!».
Quello che preme di più all’allenatore francese è che la squadra non precipiti nel trip del pessimismo. Francesco Totti, come sempre, ha incarnato il pensiero dei tifosi, ma un conto è parlare a caldo e un altro è pianificare a bocce ferme come uscire da una (immeritata) sconfitta. Garcia e i dirigenti hanno già iniziato il lavoro per mettere da parte — ma non dimenticare — quanto è successo allo Juventus Stadium. La Roma ha pagato sul campo e, con la squalifica per due giornate a Manolas (mentre Morata ne ha avuta una sola), pagherà anche nelle prossime gare. Garcia ha stigmatizzato il comportamento del greco («Non ci si fa giustizia da soli») e rimarcato anche gli errori sottoporta di Gervinho e Pjanic perché non vuole alibi. Sa che Rocchi ha danneggiato la sua squadra e non lo ha nascosto, ma il campionato è fatto di 38 partite e non di 6. La parola d’ordine è «recupero». Psicologico, prima di tutto: la squadra ha dimostrato a Manchester e Torino di essere cresciuta rispetto alla stagione scorsa. È un tesoro da non buttare via. Recupero fisico: dopo la sosta per le nazionali la Roma riavrà De Sanctis, De Rossi e Astori. Forze fresche per affrontare campionato e Champions.
I dirigenti giallorossi hanno parlato con l’arbitro Rocchi a fine gara, trovando una persona provata dallo stress di una gara in cui, parole del fischietto, «i giocatori non lo hanno mai aiutato». Il primo a non aiutarlo è stato il designatore Domenico Messina, che ha affidato a lui una gara che poi non ha saputo gestire, mandando invece Rizzoli, cioè l’arbitro che il 13 luglio scorso ha diretto la finale del Mondiale, a Empoli-Palermo. La sindrome del complotto non serve, anche se nessuno nella Roma ci tiene a passare per fesso. I dirigenti, Pallotta in primis, sono felici della personalità con cui la squadra ha giocato alla pari contro un avversario che ha vinto gli ultimi tre scudetti. E la Roma lo ha fatto in un clima di intimidazione dall’arrivo del pullman allo stadio in poi. Il giudice sportivo ha multato di 30 mila euro la Juve «perché alcuni sostenitori bianconeri, durante la partita, hanno colpito con uno schiaffo dalla tribuna un componente la panchina della squadra ospite » (il preparatore dei portieri Guido Nanni; ndr). Gli insulti ai giocatori («zingaro» a Ljajic, «zoppo» a Strootman) sono andati via gratis. Così come gli sputi. O la presenza troppo «tifosa», segnalata da un ispettore di Lega, di chi doveva essere in quel settore per garantire sicurezza e non tensione.