(D. Stoppini) – «C’è un cuore che batte, nel cuore di Roma»: forse Antonello Venditti l’avrebbe scritta così anche qualche anno più tardi, anche pensando a Daniele De Rossi. Il cuore della Roma è tornato a vivere a Campo de’ Fiori da qualche settimana. Troppo forte, forse, quel richiamo alla «Roma vera, a quella gente che si è presa cura di me». Così Daniele raccontava la sua scelta in passato, quando aveva lasciato l’amata Ostia per trasferirsi in centro, quando il momento era meno felice del «non potrei stare meglio di adesso» pronunciato solo la scorsa settimana.
Scene quotidiane – Quelle facce De Rossi ha deciso di ritrovarle ora. Scene quotidiane, scene da via dei Giubbonari e dintorni. E così capita di trovarsi davanti agli occhi un papà con il sorriso sotto la barba, alle 8 di mattina, trafelato al punto giusto. Un papà di corsa, che entra nel forno e compra la pizza alla figlia prima di accompagnarla a scuola, prima di andare a lavoro. Niente di cui stupirsi, se non che il lavoro in questione è il calcio, la sede è Trigoria. E De Rossi è un manifesto di Roma. «Vivere in centro è indimenticabile, non pensavo potesse essere possibile: troppo bello il profumo del mercato, i ragazzi dei banchi, il fornaio», raccontava De Rossi. Troppo bello per rinunciarci. Ostia capirà: non è un tradimento, solo una splendida debolezza. Perché vedere le cose dal centro è tutta un’altra cosa: la prospettiva è ideale, in campo e nella vita