(D.Stoppini) – Un tour a Parigi vorrebbero farlo tutti: c’è tempo per prenotare il volo, ma intanto un’occhiata ai prezzi Rudi Garcia ha voluto darla. Hai visto mai che…hai visto mai che «dobbiamo fare in modo di vedere alcuni giocatori della Roma nella lista del Pallone d’oro del 2015». Lo dice il tecnico, lo spiega pure: «Solo Pogba dalla Serie A tra i candidati 2014? La lista di quest’anno è influenzata dal Mondiale. Ma tra un anno conteranno solo campionato e Champions League». Competizioni alle quali la Roma partecipa non con l’animo della semplice comparsa. E allora val la pena fare un gioco. Val la pena mettersi nella testa di Garcia: a chi si riferiva? Non era una frase buttata lì a caso. Era un auspicio, forse anche una convinzione.
I PROFILI – Già, ma chi può davvero arrivarci? Chi può entrare tra i 23 finalisti? A Trigoria oggi sono principalmente due i profili possibili: Pjanic e Gervinho. Hanno dalla loro l’età, i colpi, la giusta dose di spettacolarità. E ancora: sono decisivi per la Roma, dura in effetti immaginare una squadra che riesca ad arrivare lontano senza le giocate del bosniaco e dell’ivoriano. Certo, la differenza la fa soprattutto la Champions League. E a rileggere i numeri di questo inizio di stagione, sarebbe più logico scommettere su Gervinho che su Pjanic. Discorsi oggettivamente prematuri, c’è una stagione intera da scrivere, tutta una vita da colorare davanti. Gli scenari potrebbero essere molteplici. E allora, volendo provare a dipingere un terzo identikit di un calciatore della Roma, la scommessa potrebbe essere Kevin Strootman. Ormai la data del rientro si avvicina, forse l’olandese potrebbe strappare una sorta di convocazione-premio per la gara con il Torino prima della sosta. E da gennaio in poi è naturale pensare che il centrocampista possa tornare ad essere un punto fermo.
OBIETTIVO VITTORIA – Nell’attesa… «quelle con Napoli e Bayern saranno partite piacevoli da giocare — dice Rudi Garcia —, per fortuna potrò affrontarle con più scelta (rientrano Manolas e Keita, ndr). Ma ora dobbiamo tornare al successo in campionato. Con tutto il rispetto del Cesena, stavolta c’è solo un risultato: la vittoria». Centrata solo una volta nelle ultime cinque gare: «Ma su come è arrivata la sconfitta di Torino è inutile tornare — ancora l’allenatore —. E poi non credo che i pareggi di Manchester e Genova siano brutti risultati». Chissà che alla fine non servano per quel volo parigino. Chissà che a forza di spingere i suoi giocatori, in lista non finisca pure l’allenatore.