(M. Calabresi) – A Rudi Garcia, subito dopo Sampdoria-Roma, si sono affrettati a consegnare lo scout con le statistiche, prima che il francese si presentasse a parlare dei 20 tiri (e zero gol) in 90 minuti. A Gervinho, invece, avrà fatto un effetto decisamente migliore scoprire che i nove dribbling riusciti in una sola partita — quella contro il Cesena — sono un record per questo campionato: glielo hanno fatto notare, lui ha retwittato il dato, assieme a tante dediche a Stefano e Cristian De Amicis, padre e figlio morti in un incidente dopo RomaBayern. In Costa d’Avorio la neve non c’è, e chissà se Gervinho in vita sua ha messo mai gli sci ai piedi: in campo, però, continua a saltare avversari come paletti, quelli dello slalom speciale anche se la velocità gli consiglierebbe la discesa libera. Nove mercoledì sera, 16 distribuiti nelle altre sette presenze in campionato, cinque da titolare e due da subentrato: in media, 3,12 dribbling a partita, quando un qualsiasi altro attaccante si ferma a 0,7.
Nessuno come lui Uno dei 25 dribbling in campionato, Gervinho lo ha fatto per evitare l’uscita di Neto e chiudere RomaFiorentina sul 20 a pochi secondi dalla fine. Un altro, gli servì per mandare Nababkin a terra prima del quarto gol al Cska, il secondo dell’ivoriano. Eppure Gervinho , che dopo l ’allenamento si fermava a tirare perché vedeva poco la porta, era arrivato a Roma più con la fama dell’uomo assist che di goleador: quella di rifinitore l’ha conservata, ma a questa ci ha aggiunto anche qualche golletto, che da queste parti — ma non solo — segna il confine tra un giocatore anonimo e un beniamino dei tifosi. Gervinho, che ormai capisce molto bene l’italiano ma fa ancora fatica a parlarlo, con il gol ai viola è arrivato in doppia cifra, mentre l’assist a Destro per l’10 in RomaCesena lo ha fatto salire in testa a un’altra classifica. Da quando è in Italia, facendo partire quindi il conto dalla scorsa stagione, nessuno ha servito tanti assist in A come Gervais: è già a 13, con un altro romanista — Totti — secondo a 12, tanto per dare l’idea della voglia di Garcia di vedere i suoi attaccanti scambiarsi i ruoli.
Ricordi Proprio Totti e Gervinho, nella «vittoria di Pirro» (così la definì Garcia) contro il Napoli dello scorso anno, si infortunarono a distanza di pochi minuti. Quella sera, decise una doppietta di Pjanic, Gervinho si sarebbe rifatto con un’altra doppietta — poi rivelatasi inutile — al Napoli nell’andata della semifinale di Coppa Italia. Domani, dopo aver giocato 90’ contro Bayern, Sampdoria e Cesena, e prima di rigiocare contro Bayern, Torino (probabile) e nelle due gare decisive di qualificazione alla Coppa d’Africa contro Sierra Leone e Camerun, gli toccherà giocare anche a Napoli, dove la Roma lo scorso anno ha preso solo schiaffi. Dove trovi il tempo per fare altro, non si sa: eppure, oltre a essere in corsa per il titolo di miglior giocatore af r icano del 2014, assieme a Keita ed Emanuelson è diventato testimonial nella lotta contro l’Ebola, e nella sua Costa d’Avorio lo hanno nominato anche membro del comitato di promozione per la ricostruzione della storica città di GrandBassam. Salta gli avversari, Gervinho, ma mai questo tipo di impegni.