(A. Pugliese) – Ora la Roma è ufficialmente tra le grandi d’Europa. Perché tiene a distanza il City nel girone di Champions e perché all’Etihad se la gioca alla pari e forse anche qualcosa in più. Nonostante un gol preso a freddo e nonostante l’assenza di De Sanctis (Skorupski al suo esordio europeo). La squadra di Garcia è più bella e più efficace del City per almeno 75 minuti. Poi la fatica blocca le gambe e annebbia la testa, ma il pari finale vale almeno mille pepite d’oro.
MAESTRO TOTTI — Garcia a sinistra dà fiducia a Cole (per la prima volta da avversario nella sua Inghilterra). Scelta giusta, perché l’inglese si dimostra in crescita, proprio come la Roma a livello di personalità europea, capace di reagire subito ad uno schiaffo che metterebbe in ginocchio chiunque: trattenuta di Maicon su Aguero al 4′, rigore e vantaggio siglato proprio dal Kun. Ma la squadra di Garcia non si scompone, anzi. Soprattutto perché Nainggolan sprizza energia da tutti i pori e limita il raggio di azione di Yaya Touré e perché Totti è da applausi ogni volta che tocca il pallone, mettendo davanti al portiere prima Maicon (6′, traversa), poi Gervinho ed infine Florenzi. In mezzo il pari del capitano giallorosso: verticalizzazione di Nainggolan (con Kompany fuori posizione) e esterno destro morbido di Totti che beffa Hart in uscita. E il City? Tanto possesso, ma pochi spazi per andare a giocare. Dzeko porta fuori posizione spesso Yanga Mbiwa, ma dentro non ci va nessuno, se non Jesus Navas, che al 38′ può portare a casa un secondo rigore: palla tagliata dentro al fondo, Manolas in scivolata tocca la palla da terra con la mano, ma Kuipers valuta il tocco involontario.
PARI E PATTA — Pellegrini allora nella ripresa prova a dare maggiore verve con Milner (pericoloso al 13′ con un sinistro di poco al lato), ma a fare la partita è ancora la Roma: prima il destro di poco fuori di Totti, poi il salvataggio decisivo di Hart su Pjanic (dall’area piccola) e ancora il lob da fuori del bosniaco che sfiora il palo. Il pressing ultraoffensivo della Roma mette in imbarazzo il palleggio inglese, così tanto che Pellegrini si vede costretto a ridisegnare la squadra con il 4-2-3-1 (Lampard per Dzeko). E allora a Fernandinho capita il pallone buono (15′), ma non riesce a sfruttarlo, proprio come Pjanic dieci minuti dopo. Adesso la partita è più equilibrata, Lampard impegna Skorupski da fuori, Zabalata salva su Florenzi a botta sicura. La Roma però nel frattempo ha perso brillantezza, dopo aver spinto per 75′ minuti, tanto che Garcia è costretto a mettere Holebas alto a sinistra per cercare di arginare la catena Zabaleta-Silva. L’ultimo brivido lo regalano proprio loro due, con Silva che devia di poco fuori l’assist di Zabaleta. Finisce così, per la Roma è un pari d’oro.
Fonte: Gazzetta.it