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GAZZETTA.IT Tra mille polemiche: risolve l’eurogol di Bonucci

Totti Bonucci Pirlo
Totti Bonucci Pirlo

(V. Clari) La regina mena. La regina non abdica. La regina difende la corona a graffi, calci e urlacci. E tanti saluti al bel vestito stirato. La regina sarà contestata, ma se ne frega. La regina sfrutta armi improprie, come un tiro al volo di Bonucci da fuori area, su cui Vidal è in fuorigioco forse attivo. La regina ha un motivatore: e funziona. La Juve nel suo fortino respinge l’attacco della Roma e resta regina d’Italia. Colpendo quando mancavano 5’ dalla fine e il pareggio, nonostante tutto, pareva il risultato più logico. Invece finisce 3-2, in una partita in cui ci sono così tanti casi che la moviola durerà fino a Natale. Non-stop. Squadra a punteggio pieno, Tevez capocannoniere (2 rigori trasformati): se n’è andata solo l’imbattibilità di Buffon, ma Allegri l’avrà sacrificata volentieri, in cambio di questi tre punti. La Roma torna battuta, ma non doma: non è finita. Nessuna lezione, solo un gancio destro non appena aveva un minimo abbassato la guardia. Mai farlo con la regina.

RIGORI E ISTERIE — A fine primo tempo il fischietto di Rocchi ha chiesto il cambio. Esausto. Il suo “padrone” lo aveva usato per tre rigori e una “barcata” di falli. I cartellini si sono uniti alla protesta: superlavoro. Un espulso e sei gialli in un tempo. Anche questo è big match. Il primo contatto in area è dell’11’: giù Marchisio con Holebas, si gioca. Il big-bang arriva al 26’. Totti si impunta a voler recuperar palla su Pirlo: fallo, punizione. Sul tiro Maicon tocca di braccio, praticamente sulla linea. Rocchi fischia, Tevez trasforma, Garcia mima il violino (boh) e viene cacciato. Parapiglia, scatta il gioco del “se ti piglio”: mentre la panchina giallorossa quasi viene alle mani coi tifosi seduti dietro, Pjanic butta una punizione in mezzo. Placcaggio Lichtsteiner su Totti, che trasforma il rigore e va sotto la curva. Ecco un’altra mezza rissa. I rigori non sono finiti, al 47’ (Gervinho si era appena mangiato il 3-1 dopo aver sfruttato l’infortunio di Caceres), Pjanic tocca Pogba al limite (i fermi immagine diranno che era fuori area). Tevez riporta in parità una gara in cui si era inserito, un po’ fuori luogo nel trionfo della moviola, un bel gol di Iturbe, che sfruttava un filtrante di Gervinho e una mezza dormita della difesa (44’).

CHIAVI A PIRLO — Un primo tempo di lotta, un secondo di governo. Il the caldo decaffeinato calma i nervi dei 22 in campo, e nella ripresa si gioca (l’affaire Manolas-Morata arriva dopo il 3-2 e a gara quasi chiusa). Così si vedono sprazzi delle qualità, indubbie, del gioco delle due dominatrici della A. E prendono forma un po’ più organica le idee degli allenatori. Allegri aveva “sparigliato” riconsegnando le chiavi a Pirlo, spostando Marchisio e sacrificando Vidal. Il barbuto non ha gamba, ma il suo piede c’è sempre. La conferma di Llorente invece non paga, lo spagnolo non la vede quasi mai, anche per colpe non sue, mentre il sostituto Morata scheggia la traversa quando mancano 10’. Si chiude con Pogba che palleggia, mostrando la consistente distanza fra le sue potenzialità e la sua efficacia.

PILASTRI ROMA — Ma sono dettagli: meno trascurabile il gol fallito da Pjanic a inizio ripresa, dopo un assist di Gervinho. L’ivoriano si conferma imprendibile per quasi tutti, Iturbe carbura lentamente, ma poi colpisce, Keita è un totem, Nainggolan un aratro, Maicon a tratti un treno come lo ricordano in casa Inter. Insomma, fra assenti e presenti, c’è la conferma di un gruppo credibile. Ma che deve ancora inseguire.
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